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Coldiretti
08.02.2022 - 17:40
Adige Siccità 0
CHIOGGIA – Nelle campagne veneziane ancora non c’è allarme siccità in quanto l’umidità notturna è sufficiente a coprire le necessità delle piantine di frumento non ancora in fase di accestimento. Gli agricoltori però sono preoccupati perché il problema vero sta nella mancanza di riserva d’acqua.
L’assenza quasi totale di piogge da due mesi in pianura, la mancanza di neve in montagna fa si che i fiumi siano ai minimi storici, come nel nostro territorio per l’Adige che è in secca, situazione di allarme semplicemente verificabile guardando il livello dell’acqua contenuto nei pozzi che molte aziende agricole hanno in campagna.
Marco Liviero presidente di Coldiretti Cavarzere pensa alle difficoltà che si verificheranno a Marzo in fase di semina del mais e delle piante di ortaggi. In laguna, a Sant’Erasmo la situazione è più complessa- “le carciofaie sono già in sofferenza- spiega Carlo Finotello presidente del Consorzio del Carciofo Violetto di sant’Erasmo- a causa della mancanza di piogge la pianta perenne non emette nuove radici e già provata dalla siccità della scorsa estate, rischia di essere poco produttiva. Certamente se a breve non ci sarà un’inversione di tendenza climatica, non avremo l’abbondanza di carciofi che abbiamo avuto negli ultimi due anni.” In particolare a Sant’Erasmo si assiste al fenomeno della risalita del cuneo salino che se da una parte contribuisce a dare sapidità agli ortaggi conosciuti per il loro sapore unico, se eccessivo, rischia di essere un problema, specie per i vigneti.
Indispensabile è il ruolo dei Consorzi di Bonifica, ciascuno agendo nei propri territori di competenza: “Stiamo facendo tutto il possibile per cercare delle soluzioni a queste anomalie climatiche – afferma Paolo Ferraresso presidente del Consorzio di Bonifica Bacchiglione”- in primis è necessario un lavoro di sensibilizzazione per ridurre i consumi e gli sprechi d’acqua, in secondo luogo servono investimenti, attualmente stiamo progettando due invasi nel territorio veneziano, uno a Dolo, l’altro nella zona tra Valli di Chioggia e Codevigo nel ramo abbandonato del Novissimo del Brenta, al fine di garantire delle riserve d’acqua e superare le situazioni critiche, sia in termini della scarsità d’acqua per le coltivazioni, sia per incrementare la sicurezza idraulica quando si verificano forti piogge e alluvioni.”
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