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Chioggia

Frode “da Covid” per 150 milioni

Un terzo della truffa scoperta dalla Guardia di finanza riguarda un commercialista chioggiotto e due fratelli cavarzerani

Frode “da Covid” per 150 milioni

CHIOGGIA - Un commercialista residente a Chioggia, M. B. di 41 anni, con studio a Porto Viro e due fratelli cavarzerani, D. B. di 49 anni e M. B. di 35 anni, il primo titolare di una società e il secondo prestanome di un’altra, sono tra gli indagati da parte della Guardia di finanza, facenti parte della gigantesca organizzazione criminale, che lucrava sugli aiuti introdotti dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus e che si è rivelata, secondo le contestazioni, in grado di provocare un danno di 440 milioni di euro. Il commercialista 41enne è stato arrestato ed è in carcere, i due fratelli sono stati interdetti dall’esercitare attività d’impresa. In tre hanno frodato oltre 150 milioni di euro.

In buona sostanza, a quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, il gruppo rilevava società in grave difficoltà e, tramite questa, otteneva l’accesso a sismabonus, bonus affitti e bonus facciate presentando dichiarazioni fittizie, che consentivano la creazione di ingenti crediti d’imposta. Questi ultimi venivano poi monetizzati cedendoli ad altre società che, a loro volta, li passavano ad altre, inconsapevoli della loro natura illecita. In tutto sono 59 le persone indagate, per 35 delle quali sono scattate misure cautelari di vario tipo.

L’indagine, portata avanti dai finanzieri del comando provinciale di Rimini, coordinati dalla Procura riminese, con il supporto di 44 reparti territorialmente competenti, della componente aerea del Corpo, del supporto tecnico dello Scico e del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche, per un totale di oltre 200 militari, hanno dato avvio, alle prime luci dell’alba di ieri, alla vasta operazione di polizia in Emilia Romagna ed in contemporanea in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto.

Sono state disposte 35 misure cautelari personali di cui 8 in carcere e 4 ai domiciliari nonché 23 interdittive di cui 20 all’esercizio di impresa nei confronti di altrettanti imprenditori e 3 all’esercizio della professione nei confronti di altrettanti commercialisti, in quanto ritenuti componenti di un articolato sodalizio criminale con base operativa a Rimini ma ramificato in tutto il territorio nazionale. Sono 80 le perquisizioni effettuate per il sequestro dei falsi crediti, di beni e assetti societari per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Tra loro in 9 avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza e 3 avevano precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso. L’associazione a delinquere, che secondo l’ipotesi investigativa è composta da 56 soggetti che si sono avvalsi di 22 prestanomi, ha un nucleo centrale di 12 persone, oggi sottoposti a misure cautelari custodiali, tra imprenditori e commercialisti.

A finire in carcere il commercialista 41enne M. B. residente a Chioggia, al quale sono stati sequestrati preventivamente beni, tra mobili e immobili, per un valore totale, in concorso con gli altri indagati, di quasi 94 milioni di euro, oltre alle società a lui collegate e alla sospensione dall’esercizio della professione. Ai fratelli cavarzerani D. B. e M. B. per partecipazione all’associazione a delinquere il divieto temporaneo di esercitare imprese o uffici direttivi e il sequestro preventivo di beni, tra mobili e immobili, in concorso con gli altri indagati, di quasi 57 milioni di euro.

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