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LA STORIA
22.11.2024 - 17:05
Nei giorni scorsi l’invito ufficiale alla Casa Bianca, alla presenza del presidente Joe Biden
CAVARZERE - Dal piccolo paese di Cavarzere fino alla realizzazione del ‘sogno americano’. E’ l’incredibile storia di Giulio Caccamo, 41enne originario di Motta di Livenza ma cresciuto a Cavarzere che, nei giorni scorsi, è stato ricevuto alla Casa Bianca, a Washington dal presidente Joe Biden, per celebrare l’importantissimo traguardo raggiunto insieme alla squadra di basket per cui ‘lavora’: i Boston Celtics.
Partiamo dall’inizio. Come è arrivato negli Stati Uniti? Ha seguito un percorso specifico?
“Ho intrapreso i miei studi all’alberghiero di Adria e, appena terminato, a 18 anni, ho deciso che volevo fare esperienza all’estero. Così sono partito e mi sono trasferito in Inghilterra. Da qui poi ho continuato a spostarmi, lavorando in tantissimi paesi, Medioriente, poi ai Caraibi , e ancora Centro-America e Sud-America. Dopodiché è arrivata la possibilità di lavorare nel mondo dello sport. Ho iniziato a collaborare con la nazionale di calcio degli Stati Uniti, che ho seguito in diversi mondiali. Infine mi sono spostato in Australia e Nuova Zelanda per i mondiali femminili di calcio. Lì ho conosciuto un performance coach che mi ha avvisato che i Celtics stavano cercando uno chef da inserire nel team.”
E quindi ha deciso di provare a candidarsi..
“In verità non sapevo nulla del basket, non avevo mai visto una partita di pallacanestro in vita mia. Però mi sono detto che dovevo provare. Una volta tornato a casa, a Saint Martin, sono arrivate le prime e-mail con la proposta di fare una prima intervista per conoscerci. Ero assolutamente convinto che non mi avrebbero mai preso.”
E invece...
“E invece mi hanno scritto chiedendomi se avessi voluto andare un paio di giorni a Boston, per fare un provino. Dissi di si e chiesi quanti candidati fossimo, mi risposero: due! Eravamo rimasti solo in due! Andai e feci quel provino, alla fine scelsero proprio me.”
Secondo lei cosa ha influito sulla scelta di sceglierla rispetto all’altro candidato?
Qui incide tanto il fattore umano e quindi il mio essermi integrato subito nel gruppo li ha portati a scegliermi. Certo il mio curriculum ha aiuto, ma la componente umana ha influenzato molto.
In cosa consiste esattamente il suo lavoro?
Con il supporto di un nutrizionista, mi occupo dell’alimentazione della squadra. Viaggio sempre insieme a loro in modo da curare sempre il loro menù.
Domanda scontata: cucina anche italiano?
In America amano tantissimo il cibo italiano, anche perchè qui spesso mangiano, qualitativamente parlando, davvero male . Ci sono stati dei miglioramenti ma ci sono stati in cui va ancora tanto il ‘junk food’, il cibo spazzatura, quello delle celebri catene di hamburger per capirci.
Una curiosità. Cosa mangiano i ragazzi prima di affrontare una partita?
“Un bel piatto di pasta! Ovviamente leggera, ma la pasta è un ottimo carburante. Poi finita la partita possiamo essere più flessibili. Ma l’alimentazione prima di una partita è fondamentale e deve essere leggerissima.”
Come si sta trovando?
“Ho cominciato questo percorso un anno fa e durante questo anno ho avuto l’opportunità di viaggiare tantissimo e di vistare tutti gli Stati Uniti, Minneapolis, Houston, Dallas...è un ambiente davvero molto stimolante e decisamente positivo. Qui conta molto la meritocrazia, più lavori bene più hai soddisfazioni. Se poi consideriamo che in un anno abbiamo anche vinto il titolo Nba 2024 e ora indosso uno degli anelli dei Boston Celtics....”
E tra l’altro nei giorni scorsi è stato anche invitato alla Casa Bianca, direttamente dal presidente uscente Joe Biden...
“Un’emozione incredibile essere ricevuti dal presidente degli Stati Uniti d’America. Abbiamo potuto fare un tour della Casa Bianca. Mi sembrava di essere in una scena di film, di quelle che ho sempre guardato in televisione.”
Una grande soddisfazione! E ora? Intende continuare? Qualche sogno nel cassetto come un programma televisivo, ad esempio?
“Con la squadra ho un contratto di tre anni più tre rinnovabili. Spero ovviamente di poter continuare in questo percorso. Dopo di questo, certo, mi piacerebbe anche poter fare qualche programma, ma per ora sono concentrato su quello che sto facendo.”
Un’ultima domanda. Questo è un lavoro bellissimo che porta a viaggiare tanto e a vivere lontano dal suo paese e dalla sua famiglia. Come l’hanno presa i suoi genitori?
“Inizialmente, quando a 18 anni decisi di andarmene di casa per lavorare all’estero non erano felicissimi, e posso comprenderli. Adesso però, vedendo quello che sto facendo sono molto orgogliosi. Quando posso torno a trovarli, oppure vengono loro da me. Non è semplice ma loro sono molto felici di ciò che sto facendo e questo mi riempie di gioia.”
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