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INTERVISTE
22.02.2025 - 17:38
CAVARZERE - “Premio Nazionale Gino Bramieri”, madrina dell’evento e presidente della giuria è Lucia Bramieri, nuora dell’indimenticabile attore che, il 22 e 23 marzo sarà in città per assistere al contest dedicato ai comici emergenti. Lucia ha avuto la fortuna di conoscere Gino, e la 'sfortuna' (specifica) di poter condividere con lui solo due anni della sua vita. Nonostante il breve tempo trascorso insieme, però, quei momenti, spiega con affetto, sono stati fondamentali per lei.
Lucia, quali sono i suoi ricordi più cari di Gino Bramieri?
“Ricordo come se fosse ieri ogni incontro dopo il teatro o a cena con mio marito. Arrivava sempre con la sua immancabile sciarpa, ma prima ancora di vederlo, sentivi arrivare il suo profumo. Era un uomo elegante, che ti metteva sempre a tuo agio complice la sua semplicità. Nonostante la sua notorietà, rimaneva umile e gentile. Faceva sempre il baciamano e poi mi dava un bacio sulla fronte, gesti che già allora erano rari. Io ero ‘semplicemente’ la nuora, ma mi trattava con grande affetto”.
La sua comicità era unica. Cosa la rendeva così speciale?
“La sua comicità era trasversale, capace di far ridere dai bambini ai nonni. Sapeva far sorridere senza mai cadere nel volgare, lasciando spazio all'immaginazione. La sua mimica facciale era incredibile: bastava un’espressione per far ridere il pubblico. Ma questa leggerezza non era solo sul palco, era così anche nella vita”.
Gino Bramieri ha avuto una carriera straordinaria. Qual è stato il segreto del suo successo?
“Era innamorato della vita, ma ancor di più del suo lavoro. Gino ha voluto fortemente diventare attore e artista, nonostante le difficoltà. Non proveniva da una famiglia benestante, anzi, vivevano in cinque in una stanza, eppure non ha mai accettato compromessi. Fondamentale, però, fu anche il ruolo della moglie. Un aneddoto significativo: agli inizi della carriera, un impresario gli offrì un assegno per un ruolo, ma mia suocera gli disse ‘Tu meriti di meglio’. Lui scelse di rinunciare, pur avendo bisogno di quei soldi. Un grande insegnamento per i giovani artisti di oggi: bisogna fare sacrifici e scegliere sempre la qualità”.
Cosa direbbe ai giovani che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo?
“Oggi è più facile entrare in televisione, ma mantenere il successo è un'altra cosa. Non basta apparire, bisogna durare nel tempo. Gino ha mantenuto la sua carriera per 50 anni senza mai sbagliare uno spettacolo. Ha iniziato dietro le quinte, cucendo costumi e tirando il sipario, imparando dai grandi maestri come Totò e Macario. Ricordo che un giorno, guardando un teatro, disse a mia suocera: ‘Un giorno ci sarà il mio nome in cartellone’. E così è stato. A fermarlo fu la malattia, altrimenti avrebbe continuato per tantissimi altri anni”.
Gino era un instancabile lavoratore. Come gestiva il suo tempo?
“Non andava mai in vacanza, il suo anno era interamente dedicato al teatro, alla televisione e alle serate nei locali. Era sempre il primo a entrare in teatro e ultimo ad andare via. Pensi che io e mio marito, suo figlio, ci sposammo in inverno, precisamente lunedì 19 dicembre. Perchè? Perché lunedì il teatro era chiuso, quindi lui non avrebbe lavorato. Il pubblico per lui era sacro. Non doveva deluderlo. Quando terminava una tournée, iniziava subito a registrare programmi come ‘Nonno Felice’ e ‘Norma e Felice’. Anche negli ultimi mesi della sua vita, nonostante la malattia, ha continuato a lavorare. Ricordo un giorno in cui si trovava in ospedale, era ormai al termine della malattia. Gli dissi: ‘Mi prometta che, quando si riprende, faremo una vacanza. Sorridendo mi disse di si. Purtroppo poco dopo venne a mancare”.
Eppure, nonostante il male lo stesse consumando, il suo amore per il teatro non si spegneva...
“Vero. Amava con tutto se stesso il teatro ed il contatto con il pubblico. Pubblico che cambia ogni sera, di spettacolo in spettacolo, e per lui questo rappresentava un dover ricominciare tutto da capo. Lo ricordava sempre ‘Il teatro non è come la tv, tutte le sere devi preoccuparti che il nuovo pubblico si diverta come quello della sera prima’. Del periodo della malattia ricordo un fatto incredibile. Garinei e Giovannini, sapendo che era malato, scrissero per lui ‘Riuscire a farvi ridere’, un omaggio alla sua carriera che riproponeva i suoi migliori sketch. Nonostante la chemioterapia sul palco sembrava trasformato: la gioia di essere lì lo faceva rinascere”.
Lei ha fatto molto per mantenere viva la memoria di Gino Bramieri
“Dopo la sua scomparsa, io e mio marito ci siamo battuti per dedicargli una via a Milano e per farlo inserire nel Famedio del Cimitero Monumentale. Ho organizzato due grandi spettacoli in suo onore, uno con Sandra e Raimondo Vianello e un altro con Gerry Scotti. Ho anche curato una mostra con i suoi oggetti personali. C’è una frase che ripeto sempre e che mi disse Barbara D’Urso: ‘Gli artisti non muoiono mai’. È importante ricordare chi ha dato tanto allo spettacolo italiano”.
Qual è l’insegnamento più importante che Gino ha lasciato ai giovani artisti?
"Bisogna fare delle scelte con criterio, puntando su ciò che è davvero giusto, non accettando opportunità solo per il gusto di farlo. Il successo non arriva per caso, ma si costruisce con impegno, sacrificio e determinazione. Una volta c’era solo la Rai in bianco e nero, come ho detto prima, oggi è più facile entrare in televisione, ma questo non significa fare carriera. Oggi spesso si fa rumore, ma il successo, quello vero, è un’altra cosa”.
Cosa si aspetta dall’evento di Cavarzere?
“Sono felice, emozionata ed onorata di essere a Cavarzere per ricordare Gino. Ogni occasione per omaggiare la sua memoria è importante, sia nelle grandi città che nei piccoli centri. Ringrazio il Comune, la Regione e l’associazione che ha reso possibile tutto questo. Spero che altre città prendano esempio da Cavarzere e che questo evento possa avere un seguito”.
Un augurio ai giovani artisti che si esibiranno?
“A tutti loro dico di non smettere mai di credere nei propri sogni. Quando credi in un progetto, hai già fatto metà del lavoro. Il pubblico percepisce la passione. Oggi è facile ottenere visibilità, ma mantenerla è la vera sfida. La chiave del successo è l’umiltà e il rispetto, muovendosi ‘in punta di piedi’, come faceva Gino”.
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