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Cona celebra il 25 aprile

Il vicesindaco Nalin: "Necessario lavorare per un futuro che non veda scadere in violenta sopraffazione le differenti idee politiche"

CONA - Anche il comune di Cona ha celebrato ieri la festa della Liberazione, con una cerimonia di fronte al Municipio in cui sono stati ricordati i giorni che hanno portato a questo evento ed i valori fondamentali sui cui si basa la nostra Costituzione. A ricordare l'importanza del 25 aprile il vice sindaco Sante Nalin.  

“Oggi siamo qui a ricordare la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio di un percorso democratico e repubblicano per il nostro Paese. Abbiamo scelto di celebrare tale ricorrenza sotto la lapide che riporta il primo articolo della Costituzione italiana, una Carta - base del nostro ordinamento democratico - nata dalle ceneri della guerra e dalla volontà di rinascita. La Grande Guerra ha diviso i popoli sulla base di conquiste territoriali, la Seconda Guerra Mondiale li ha divisi su basi ideologiche, di diverse visioni del mondo e della società. É per tale motivo che ancora, dopo 79 anni, il 25 aprile continua ad essere accompagnato da polemiche e divisioni politiche tanto da far propendere per la considerazione che probabilmente questa giornata non è la festa di tutti, ma la festa di ognuno. Ognuno ha infatti una propria considerazione sugli accadimenti di 79 anni fa, ma la possibilità di diverse opinioni è frutto della ripristinata democrazia nata sulla cenere dei bombardamenti delle nostre città.

Eserciti alleati, esercito regolare e la parte più silenziosa della miriade di gruppi partigiani hanno combattuto per mettere fine a una visione totalitaria dello Stato e a loro si deve questa giornata, ma non dimentichiamo che ci fu chi si oppose al regime non per riscattare la libertà: alcuni gruppi operarono per sostituire un regime con un altro di diverso colore. Fortunatamente questi ultimi non ebbero il sopravvento. Gli accordi tra le potenze vincitrici permisero al nostro Paese di non vedere quell’occupazione sovietica che schiacciò per i decenni a seguire i tanti popoli dell’est Europa. Se oggi abbiamo l’opportunità di vivere in un Paese libero, progredito e indubbiamente benestante è grazie a chi immaginò l’Italia seduta dalla parte occidentale del mondo. Oggi è un altro anno che ci allontana dal 1945 e, considerando che il tempo lenisce le ferite, sarebbe lecito immaginare di non badare alle polemiche che ricordano decenni passati e foto in bianco e nero, ma lavorare per un futuro che non veda scadere in violenta sopraffazione le differenti idee politiche, un futuro che riporti la dignità della persona come bene primario da non intaccare e che veda nel confronto delle idee la base per il progresso che, prima che tecnologico, deve essere morale.

Dignità e libertà, valori da consegnare alle nuove generazioni, anche quando - ed è cronaca di questi mesi - ad esempio frange di estremisti spingono studenti a chiedere ai rettorati delle proprie università di interrompere collaborazioni di ricerca con università israeliane. Fatti come questi devono ricordare a tutti noi che non dobbiamo mai mancare il nostro apporto alla lunga battaglia per l’educazione dei più giovani, soprattutto a chi tra loro si possa presentare distratto. Anche a chi appare forte e fortunato, mentre intimamente nasconde fragilità. Bisogna aiutarlo a distinguere tra la vera libertà e i suoi affascinanti simulacri, bisogna farlo per il rispetto di quei giovani che tra gli attentati e le rappresaglie accadute tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 hanno scorto la libertà rifiutando il fascino di due estremismi opposti. Un’ultima nota su questa giornata, non dal 1945, ma da quasi mille anni per noi Veneti il 25 aprile è un giorno di festa, oggi è il giorno di San Marco e lo celebriamo con quella nostra bandiera con il leone alato, unica bandiera al mondo a contenere la parola pace.”

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