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CULTURA
15.06.2024 - 12:10
Andrea Franzoso
CAVARZERE – Un’altra bella e importante soddisfazione per Andrea Franzoso: il suo libro “Ero un bullo – La vera storia di Daniel Zaccaro” diventa una pièce teatrale. Lo spettacolo debutterà in prima nazionale mercoledì prossimo 19 giugno alle 21 al teatro nuovo San Michele a Verona su iniziativa della fondazione Aida. Protagonisti sul palco Lorenzo Feltrin, Giulia Lacorte ed Enrico Ferrari per la regia di Lucia Messina; tecnico audio-luci Riccardo Carbone e scenografia di Federico Balestro. Un prestigioso riconoscimento per l’autore cavarzerano dopo lo straordinario successo del libro edito da DeAgostini: 16 ristampe a soli due anni dall’uscita, 40 settimane in classifica fra i libri per ragazzi più venduti in Italia; traduzioni in corso in diversi Paesi, tra cui Cina, Grecia, Slovenia, Georgia e Romania.
Andrea, che impressione ti ha fatto sapere che il tuo libro viene tradotto in pièce teatrale?
“Ne sono stato molto contento. Credo che quello spettacolo potrà far riflettere tanti ragazzi, ma anche tanti adulti. Spero possa arrivare in tournée anche nel mio paese e in Polesine”.
Che cosa ti ha colpito della vicenda di Daniel da spingerti a scrivere il libro?
“È una storia potente, tremendamente vera. Quella di un ragazzo cattivo – bullo, ladro, rapinatore e altro – da tutti considerato perduto e irrecuperabile, ma che grazie all’incontro con adulti credibili e alla scoperta dei libri ha saputo trovare il coraggio di cambiare: oggi si è laureato e fa l’educatore”.
Hai incontrato migliaia di alunni in giro per l’Italia per presentare il libro: qual è la cosa che più di tutto colpisce i ragazzi in questa vicenda? “Forse proprio il fatto che è una storia vera. Molti ragazzi, dopo aver letto il libro, cercano in rete i video con le interviste a Daniel e gli scrivono sui social. Il rischio, quando si scrive una storia come questa, è quello di scadere nella retorica o nel paternalismo. Me ne sono guardato bene. E infatti i miei lettori apprezzano anche la mia scrittura asciutta, schietta, la sua aderenza al vero, l’assenza di giudizio”.
Qual è stato il complimento più bello e la critica che di più ti ha fatto riflettere?
“So che è un libro che cattura anche i ragazzi che non amano leggere. Me l’hanno detto non solo tanti adolescenti, ma anche insegnanti e genitori. Di critiche ne sono arrivate poche, credo per lo più da parte di chi non aveva nemmeno letto il libro. Per esempio qualcuno ha attaccato Daniel rinfacciandogli il suo passato e me per aver raccontato la sua storia di riscatto: per loro Daniel meritava di marcire in carcere. Chissà se queste persone sono altrettanto severe con se stesse”.
Qual è il punto di svolta che consente a un giovane di uscire dall’abisso e rialzare la testa per “rivedere le stelle?”
“Rispondo citando un famoso verso di Danilo Dolci: ‘Ciascuno cresce solo se sognato’. Molti ragazzi oggi purtroppo crescono soli, senza punti di riferimento: alle spalle hanno famiglie fragili e la scuola da anni ha perso autorevolezza. Soffrono di insignificanza, non sanno che ci stanno a fare al mondo, smarriti come sono in questa società nichilista, frammentata dall’individualismo, in cui solo il denaro, il successo e l’apparenza sembrano contare. Faticano a trovare adulti credibili, guide affidabili, esempi buoni. E mancano loro le parole per esprimersi: hanno un vocabolario sempre più ristretto, e di conseguenza un pensiero povero. Come disse a Daniel una professoressa di lettere in pensione che faceva la volontaria in carcere: a salvarti non saranno i soldi, ma il Sapere. E lui ha sentito che quelle parole erano vere, perché a pronunciarle era una persona da cui si sentiva amato e non giudicato. Una persona che aveva saputo scorgere in lui delle risorse, benché sepolte sotto le sue tante maschere ed etichette. E lo ha incoraggiato e sostenuto affinché realizzasse il suo nuovo progetto di vita”.
Intanto Andrea Franzoso sta girando l’Italia con l’ultimo libro “Lo chiamavano Tempesta – Storia di Giacomo Matteotti che sfidò il fascismo”.
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