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L'Adige nel mirino di Legambiente: "Fermata i prelievi"

L'Analisi dello stato dei corsi d'acqua tocca anche l'Adige che sfocia tra Isola Verde e Rosolina

L'Adige nel mirino di Legambiente: "Fermata i prelievi"

VENETO - Adige nel mirino di Legambiente. Il fiume che dopo il Po sta soffrendo per la mancanza di acqua e che sfocia tra Rosolina e Isola Verde a Chioggia, preoccupa anche per la carica di inquinanti che porta con sé.

 Il lavoro dei volontari di Legambiente contribuirà, oltre alla mera raccolta del rifiuto, alla messa a sistema di dati puntuali e localizzati, utili a rendere maggiormente efficace l’azione di sensibilizzazione sul problema oltre che ad individuare le principali fonti di pressione.


L’indagine ha evidenziato la presenza di plastica, bottiglie di vetro, metallo, indumenti ed una elevata presenza di carta riconducibile alla campagna elettorale da poco conclusa. Al termine della mattinata sono stati presentati i risultati dei campioni raccolti dai volontari durante di mese di maggio e analizzati dai laboratori ARPA Veneto. I parametri osservati dalla campagna di Legambiente di quest’anno, oltre al famigerato batterio Escherichia coli - i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque - saranno Ftalati e Glifosate. Il glifosate è un erbicida di sintesi utilizzato da circa 40 anni in maniera massiccia in agricoltura mentre gli Ftalati sono una famiglia di sostanze chimiche riconducibili alla degradazione delle plastiche. Tutti i dati verranno raccolti in un dossier conclusivo.

Per quanto riguarda la concentrazione di escherichia coli nell’Adige, dei 7 punti monitorati, tra cui Rosolina, uno soltanto supera di poco le 1000 MPN/100ml, quello di Bussolengo, prima dell’ingresso del fiume a Verona. Una fotografia, quella scattata dai volontari di Legambiente, senz’altro migliore rispetto allo scorso anno quando i superamenti dei valori di allerta erano stati riscontrati in quattro punti.


Si sottolinea che per gli escherichia coli quando si supera il valore di 1000 (MPN/100ml), si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo, e che il limite consigliato allo scarico deve essere inferiore a 5000 (Mpn/100ml).
Secondo le analisi condotte da Arpav anche lo stato chimico del fiume è buono in tutti i corpi idrici monitorati ad eccezione di 1 caso, il torrente Alpone, legato a superamenti dello standard di qualità della media annua del Pfos. Tra gli inquinanti specifici è stato rilevato 1 superamento (fiume Adige) dei valori medi annui previsti dalla normativa per l’Ampa, prodotto di degradazione del Glifosate.(Ndr - in allegato scheda riassuntiva di Arpa Veneto).


Le condizioni generali della qualità delle acque del fiume Adige non destano dunque preoccupazioni eccessive e per Legambiente è senz’altro una buona notizia poter contare su una buona qualità delle acque, tanto più in queste condizioni di siccità severa che sta aggredendo tutto il Veneto, con livelli dei fiumi e delle falde vicini ai minimi storici. Legambiente invita a non sottovalutare questo fenomeno e sollecita le Istituzioni preposte ad affrontare con decisione la carenza d’acqua, senza procrastinare decisioni, anche drastiche, come il razionamento, lo stop ai prelievi superflui e controlli a tappeto per stanare chi preleva abusivamente da pozzi e corsi d’acqua. Il prossimo incontro dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici istituito presso l’Autorità distrettuale di bacino delle alpi orientali, previsto il 23 di giugno, sarà determinante per definire il grado di siccità raggiunto e l’associazione del cigno verde auspica che venga compreso senza tentennamenti che le condizioni delle risorse idriche non sono sufficienti a garantire gli usi idropotabili ed irrigui ed è indispensabile adottare misure straordinarie. 

L’associazione ambientalista, per voce della responsabile regionale campagne Giulia Bacchiega, invita in conclusione a non abbassare la guardia: “Aver riscontrato un buono stato complessivo dell’Adige ci conforta ma allo stesso tempo ci invita a non distogliere l’attenzione, perché sono diverse le cause che possono far rapidamente peggiorare la qualità delle acque. La cattiva o insufficiente depurazione, i problemi legati alla mancata separazione tra acque reflue e acque meteoriche, la malagestione dei liquami in agricoltura o la presenza di scarichi o sversamenti illegali possono verificarsi ripetutamente se manca un’attenta conoscenza e gestione di queste potenziali criticità presenti nel territorio. La scarsità d’acqua è un pericolo ulteriore, per questo Legambiente continuerà a monitorare e segnalare ogni situazione di rischio a supporto dei cittadini e degli amministratori locali”.

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