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PESCA
19.06.2022 - 08:24
Pescatori di vongole
Pescagri: “I cambiamenti climatici stanno provocando mutamenti anche in Laguna”
CHIOGGIA - La laguna di Venezia si sta sempre più marinizzando, allarme per la produzione delle vongole.
Pescagri (l’associazione della Cia che raccoglie gli allevatori ittici e il mondo della pesca) e Cia Veneto chiedono alla Regione di aprire un tavolo di discussione, alla ricerca di soluzioni. Si tratta di una questione che ha risvolti ambientali e che riguarda tutti, non solo i diretti interessati.
“I cambiamenti climatici – spiegano Marilena Fusco, direttore nazionale di Pescagri, Mauro Mantovan, rappresentante veneto dell’associazione e Federica Senno, vicepresidente di Cia Veneto – stanno provocando mutamenti anche all’ambiente lagunare. Negli ultimi 4-5 anni il gradiente salino è salito fino a 35 grammi su un litro d’acqua, mentre il valore normale si aggira sui 28-32. È una situazione che mette sotto stress le vongole, soprattutto nei periodi più caldi, perché manca la adeguata ossigenazione”.
Una situazione – con un calo della produzione che in alcune aree raggiunge il 70-80% - che sta mettendo in ginocchio il settore. “Secondo la carta ittica, gli operatori sono circa 500: vuol dire che altrettante famiglie rischiano di perdere l’attività. Senza considerare tutto l’indotto, legato al mondo del turismo e della ristorazione”.
Una seconda, diretta, conseguenza, è che gli allevatori stanno cercando altre aree per le produzioni, spostandosi più a sud, verso il Polesine, dove in questo momento l’apporto di acqua dal Po mitiga la situazione”.
Pescagri e CIA Veneto lanciano un appello alle istituzioni per intervenire.
“Dobbiamo cercare di invertire la rotta. I tempi di recupero e di ripristino di queste aree sono lenti, quindi occorre agire quanto prima. Ci siamo rivolti all’assessore regionale alla Pesca Cristiano Corazzari perché convochi un tavolo con tutti i soggetti coinvolti: le istituzioni, il Provveditorato per le Opere Pubbliche (l’ex Magistrato alle Acque), il mondo universitario e della ricerca, le associazioni di categoria, per immaginare delle soluzioni. Dopo i necessari studi, si potrebbe per esempio pensare, in modo misurato e controllato, di sperimentare l’apporto di acqua in laguna attraverso le idrovore e i Consorzi di bonifica. Probabilmente ci sono anche altre strade: l’importante è partire”.
E nel frattempo – visto che le particolari condizioni attuali lo consentono – si potrebbe chiedere al Provveditorato di ampliare il novero delle concessioni. “Per esempio – concludono Fusco, Senno e Mantovan – permettendo la coltivazione di ostriche. Un modo per garantire il reddito dei coltivatori in questo momento difficile”.
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