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LA STORIA
27.07.2022 - 11:09
CAVARZERE - “Il cambiamento a volte fa paura, ma bisogna avere il coraggio di affrontarlo, altrimenti si rimane sempre gli stessi e non ci si evolve più”. Martino Marzari, 40 anni nato in India, nella sua vita ha cambiato molto. Lo ha fatto nel lavoro, lo ha fatto nello sport.
“All’età di due anni sono stato adottato da due genitori italiani, da allora ho vissuto a Faenza fino ad un mese fa quando mi sono trasferito qui a Cavarzere per vivere insieme alla mia compagna” racconta Martino, che convive con Nicol. “Fin da piccolo ho nutrito una forte passione per lo sport, trasmessomi da mio padre - ricorda - ho iniziato con il nuoto all’età di 6 anni, poi ho giocato a calcio per molti anni mentre l’approccio con la corsa è arrivato da adulto”.
Appunto, la corsa, lo sport che ha cambiato la vita di Martino. “Ho iniziato a correre più per un motivo di salute che per altro, diciamo che volevo buttar giù quella pancetta che da buon romagnolo è quasi un obbligo avere - racconta - chilometro dopo chilometro mi accorgevo che correre mi faceva sentire e stare bene. Grazie ad un amico mi sono iscritto nella società podistica dilettante ‘Le linci’ di Santa Lucia, fondata dai miei vecchi compagni di calcio. A settembre del 2017 dopo pochi mesi provai a fare la mezza maratona della città in cui vivevo, Faenza. Ovviamente da novello feci uno dietro l’altro tutti gli errori che un principiante poteva fare, ma ne uscii con gran sorriso: quell’ambiente era proprio quello che cercavo”.
“Fatta la mezza pochi mesi dopo provai la maratona, la Firenze Marathon, e feci oltre le mie aspettative - ricorda - mi ero impegnato talmente tanto negli allenamenti che all’arrivo della maratona mi accorsi che avrei potuto fare altri 20 chilometri. Da lì un compagno di squadra e carissimo amico di Faenza insistette affinché mi iscrivessi a quella che è la gara per antonomasia di Faenza: la 100 km del passatore, una gara che parte da Firenze con arrivo in piazza a Faenza e per me era un sogno fin da bambino, quando come tutti i faentini, andavo con la mia famiglia a vedere gli arrivi dei primi il sabato sera. L’esperienza fu talmente bella che capii quanto è importante per me correre”.
“Negli anni successivi la vita mi ha messo di fronte a delle prove che mai mi sarei aspettato e sapevo che la corsa era il mio rifugio, lei c’era sempre e comunque, dovevo solo indossare le scarpe da corsa e andare, staccare la testa e non pensare - conclude - ecco perché il mio augurio ad ogni persona e soprattutto ai ragazzi è quello di scoprire qual è la loro passione, il loro talento e darsi la possibilità di sognare di raggiungere un obiettivo ogni giorno. Mi piacerebbe tantissimo poter portare chiunque lo desideri a correre assieme, poter provare anche a darsi un appuntamento serale e correre”.
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