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Cavarzere

La Regione stoppa il biometano

In centinaia in piazza contro l'impianto. E il sindaco annuncia: "Istanza autorizzativa sospesa".

La Regione stoppa il biometano

Il tavolo dei relatori dell'assemblea pubblica, con al centro il sindaco Munari.

CAVARZERE - Biometano: la cittadinanza dice un sonoro “no” all’installazione dell’impianto, e il sindaco informa che ad oggi la Regione ha sospeso l’istanza autorizzativa. “Ritengo che si possa ancora far qualcosa dal punto di vista tecnico e giuridico. Dobbiamo opporci mediante passi formali”, le parole di Munari.

Erano circa un centinaio le persone presenti lunedì sera in piazza del Municipio in occasione della assemblea pubblica organizzata dall’amministrazione comunale, alla quale erano presenti il sindaco Pierfrancesco Munari, il vicesindaco Pier Luigi Parisotto, l’assessore all’ambiente Marco Grandi, il dirigente comunale Federico Pugina e l’agronomo nominato dal Comune, Luigi Lazzarotto.

E’ stato il primo incontro pubblico per discutere il progetto dell’impianto a biometano previsto in località Ca’ Venier, il cui iter è iniziato nell’aprile 2020, quando la ditta “Cavarzere green energy” di Bovolone ha presentato alla Regione e al Comune la richiesta di autorizzazione alla costruzione di un impianto di produzione di biometano e la sua liquefazione, alimentato da sottoprodotti di origine agricola, da realizzarsi in località Ca’ Venier. Un impianto molto grande, che occuperà otto ettari di terreno, e che fermenterà la biomassa vegetale o zootecnica in condizioni anaerobiche, formando prima biogas, e poi biometano al 99%, che potrebbe essere immesso nella rete pubblica, oppure compresso e liquefatto, distribuito o riportato allo stato gassoso.

L’assemblea è iniziata con la cronistoria delle date salienti della procedura: nell’aprile 2020 la richiesta di autorizzazione, a dicembre la convocazione della commissione consiliare per la prima discussione, l’11 febbraio 2021 la prima conferenza dei servizi, alla quale ha partecipato l’allora sindaco Henri Tommasi, e poi il consiglio comunale del marzo 2021, durante il quale è stato votato all’unanimità un ordine del giorno contro l’impianto. E ancora: il 27 settembre seguente ulteriore conferenza dei servizi, e a seguire il cambio di amministrazione, momento nel quale il sindaco Munari ha contattato la ditta, convocandola in Comune per capire quali fossero le reali intenzioni: “Ho detto che saremmo stati pronti a fare una sommossa popolare qualora la decisione rimanesse quella di fare l’impianto a Ca’ Venier - ha detto il sindaco - così si era ipotizzato di valutare siti alternativi, cercando soluzioni più lontane dal centro abitato. La ditta però non ha trovato l’accordo economico per lo spostamento”. Poi, il 4 maggio scorso la conferenza decisoria, per la quale è stato nominato lo specialista Lazzarotto, che ha portato alla via libera alla realizzazione dell’impianto.

Il sindaco, a quel punto, ha contattato un avvocato amministrativista per per formulare una strategia da tenere a seguito della decisione. Il 26 luglio, però, l’autorità di bacino esprime un parere negativo, e il primo agosto la Regione sospende l’emissione del provvedimento autorizzativo, concedendo 30 giorni alla ditta proponente per capire se fosse in regola con il Piano gestione rischio alluvioni.

Intanto, il 22 agosto il sindaco firma un decreto sindacale in cui autorizza la costituzione in giudizio davanti al Tar del Veneto per opporsi al provvedimento autorizzativo, che ad oggi è ancora sospeso.

I temi principali su cui il Comune si è concentrato per cercare di evitare l’installazione dell’impianto sono la conformità urbanistica, la tutela dell’ambiente, l’igiene ambientale con il parere dell’Ulss 3, ma anche aspetti legati alla mobilità e al traffico di mezzi pesanti, che sono stati spiegati dal dirigente Pugina.

A seguire, gli interventi da parte del pubblico: per il primo l’ex sindaco Henri Tommasi. “Io e la mia amministrazione - ha detto - abbiamo lavorato in modo puntuale affinché la situazione non precipitasse, e abbiamo sempre sostenuto che l’impianto non dovesse esistere in nessun punto del territorio comunale. Ora l’obiettivo è evitare che l’impianto venga realizzato e capire qual è il modo per andare in regione a far sentire la nostra voce: cerchiamo di fare massa comune per evitare che il nostro territorio venga distrutto”.

“Nessuno lo vuole in casa propria, ma in questo momento storico gli impianti a biometano sono supportati da tutti i livelli, dall’Europa alle regioni, perché creano un’economia circolare che produce energia dagli scarti - ha replicato Munari - anche se ribadisco contrarietà assoluta all’impianto a Ca’ Vener, per tutta una serie di valutazioni che abbiamo fatto. Faremo tutto il possibile, e ad oggi l’istanza autorizzativa è sospesa: ritengo che si possa ancora far qualcosa dal punto di vista tecnico e giuridico”.

La parola è quindi passata ad un cittadino di origine americana, designer di moda che da vent’anni opera con la sua ditta a Cavarzere. “Sono stanco di venere la città trattata come il cestino del Veneto - ha detto - dobbiamo difendere il paese: vi prometto che con la mia azienda e le risorse che ho a disposizione alzerò la voce, ma ognuno dovrà fare la sua parte. Passiamo parola, spieghiamo ai nostri figli di cosa si tratta, scriviamo post nei social. Facciamo rumore”. Anche alcuni abitanti di Ca’ Venier sono intervenuti con diverse domande in merito ai numeri dell’impianto, considerazioni e commenti: “Ci impongono un impianto vicino alle nostre case, costruite con tanti sforzi, e dalle quali dovremo scappare a causa dell’aria irrespirabile”.

“Dobbiamo combattere una battaglia tutti assieme, dire ‘no’ mediante passi formali - ha concluso il sindaco - abbiamo intrapreso il percorso per dimostrare in tutti i livelli e le sedi che siamo contrari a questo impianto, ci metto la faccia, e credo di aver fatto tutto il possibile. Ma se avete spunti ulteriori la porta del mio ufficio è sempre aperta”.

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