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Chioggia

Nucleare in Veneto, l’allarme di Baldin

La consigliera regionale del Movimento 5 stelle: "La Giunta regionale non ha detto di non volere impianti nucleari"

Nucleare in Veneto, l’allarme di Baldin

CHIOGGIA - “Chioggia e il Veneto non sono al sicuro da un possibile futuro nucleare”. A sostenerlo è la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Erika Baldin, citando una risposta avuta dall’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin su una interrogazione che aveva per tema proprio il nucleare. “La risposta che ho ricevuto alla mia interrogazione non mi lascia tranquilla - sostiene l’esponente pentastellata - le parole dell’assessore non soddisfano la mia domanda, volta a conoscere la posizione dell’esecutivo regionale. Non è stato infatti chiaramente detto che la Regione non vuole sentir parlare di nuovi impianti del genere, né a Chioggia, né altrove. Questo nonostante il 95% dei chioggiotti abbia votato contro al nucleare nel referendum del 2011”.

La giunta di Palazzo Balbi esclude sì ogni coinvolgimento nell’individuazione di siti idonei all’impianto di centrali nucleari nel Veneto, ma, riferisce la Baldin, rinvia ogni considerazione a valutazioni tecniche di fattibilità, con il coinvolgimento dei massimi esperti del settore, tenendo conto dei tempi non certo contenuti di realizzazione, delle migliori tecnologie disponibili, nonché dei possibili impatti sociali e ambientali connessi.

“Che l’aspetto ambientale e sociale vengano inseriti per ultimi nel contesto – continua l’esponente del M5s – la dice lunga dell’inclinazione possibilista di chi amministra la Regione e, ora, anche il Governo nazionale. Salute, sicurezza, lavoro vengono solo alla fine, e sarebbero sacrificabili all’altare dell’energia. Quindi, sebbene non immediata, l’ipotesi è tutt’altro che campata per aria, anche se la politica energetica regionale nell’esaminare le potenzialità delle fonti e dei vettori non contempla lo sviluppo di nuove centrali nucleari nel Veneto”. La consigliera regionale ricorda il caso del deposito di gpl installato a Chioggia, e poi fermato nel 2020 grazie al governo Conte II. “La struttura era passata anche con l’assenso della Regione – conclude Erika Baldin – e ci sono voluti anni di difficoltà per riuscire a bloccarla. Non vorrei che anche per questo tema, oggi ‘caldo’, si possa andare incontro alla medesima situazione, perché una volta autorizzata la centrale, sarebbe difficile tornare indietro. Presidieremo quindi la volontà politica della maggioranza nelle istituzioni, affinché impianti del genere non vengano lontanamente immaginati”.

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