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Cona
10.11.2022 - 19:08
CONA - “Non ho ricevuto ancora alcuna notizia ufficiale sull’arrivo di profughi o sulla riapertura della ex base militare di Cona. La base è purtroppo ancora di proprietà statale e quindi il Comune non ha alcun potere su quel luogo. Spero che siano solo parole al vento quelle paventate nei giorni scorsi. Sono inoltre convinto che, chi di dovere, non abbia intenzione di ripetere la disastrosa esperienza di quattro anni fa”. Con queste parole il primo cittadino di Cona, Alessandro Aggio, ha voluto ribadire la posizione del Comune di Cona, contro la possibilità che venga riaperto l’hub di Conetta per accogliere i richiedenti asilo. Una vicenda che, come ha avuto modo di sottolineare il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, non si ripeterà: né a Cona e nemmeno a Bagnoli.
Detto questo, sono arrivati giovedì 10 novembre mattina in Veneto i primi profughi della Humanity One, sbarcati a Catania: sono nove pakistani e saranno ospitati tra Treviso e Casier, gli altri, una cinquantina totali, sono stati già ripartiti nelle altre province. In totale, però, i migranti che dovrebbero arrivare in Veneto sarebbero 246 in viaggio, facenti parte degli oltre settecento che negli ultimi giorni sono sbarcati dalle navi Geo Barents, di Medici senza frontiere e Humanity One e che erano temporaneamente ospitati al Palaspedini, l’impianto sportivo messo a disposizione dal Comune di Catania.
Ritornando a Cona, quello che fu il centro di accoglienza di Conetta balzò più volte agli onori della cronaca essendo l’hub più grande del Veneto ed ha chiuso i battenti nel 2018 a circa tre anni e mezzo dall’arrivo dai primi migranti. Il centro di accoglienza, negli anni in cui è stato aperto, ha dato notizia di sé per diversi episodi che sono accaduti all’interno, ma anche, e soprattutto, per la mala gestione del centro stesso che poi è finita al vaglio degli inquirenti. Nel luglio del 2020 proprio il sindaco Aggio “guidò” una protesta davanti alla ex base militare di Conetta. Insieme a lui un centinaio di cittadini, oltre a molti politici e amministratori di diversi comuni della Bassa padovana e del Polesine. Il sit-in venne organizzato contro la paventata ipotesi del prefetto di Venezia di spostare in quel sito, sgomberato appena un anno fa, i richiedenti asilo positivo al coronavirus, che erano stati accolti a Cavarzere, ma in futuro anche altri profughi.
Insieme ad Aggio, tra gli altri, anche l’attuale sottosegretario Massimo Bitonci. Presente pure Pierfrancesco Munari, all’epoca capogruppo della Lega in consiglio comunale a Cavarzere, oggi sindaco. Al termine gli esponenti politici, soprattutto di Lega e Fratelli d’Italia, avevano incatenato il cancello di ingresso della ex base consegnando le chiavi del lucchetto alle forze dell’ordine. Alla fine non successe niente, e la ex base militare rimase chiusa, come lo è tutt’ora. E proprio ieri il prefetto Zappalorto è stato chiaro, ribadendo come gli hub chiusi non si possano riaprire, visto poi quello che era successo a tutti i precedenti prefetti, finiti sotto processo.
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