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Cavarzere
06.12.2022 - 18:31
CAVARZERE - “Medicina Futura”, la medicina integrata di Cavarzere e Cona ha festeggiato in questi giorni il suo decimo anniversario. Il gruppo di dieci medici e sette infermieri con tutto il personale si è riunito per una bella conviviale alla quale hanno partecipato anche i dottori che sono andati in pensione e alla fine è stata appesa una targhetta all’ingresso dell’edificio con impressa nero su bianco la data dell’1 dicembre 2012, anno in cui è partita l’iniziativa.
Proprio a dicembre di dieci anni fa, infatti, nel 2012, per la prima volta, quindici medici di famiglia di Cavarzere e Cona si sono organizzati in una cooperativa e hanno cominciato a lavorare insieme nell’attuale sede dell’ex-ospedale, garantendo la possibilità ai cittadini di trovare un medico per le piccole urgenze dodici ore al giorno. La medicina di gruppo integrata è nata grazie al sostegno dell’ex direttore generale dell’Ulss, Giuseppe Dal Ben, a cui è andato un caloroso ringraziamento da parte di tutto lo staff. Un “grazie” che si è esteso anche all’attuale direttore generale Edgardo Contato che ha tutte le intenzioni di proseguire l’esperienza offrendo a breve una nuova sede.
Il progetto è la cosiddetta realizzazione di una “Casa di comunità” già sorta in Lombardia e in alcune parti del Veneto, che sarà finanziata coi fondi del Pnrr. Si tratta di centri dove vengono raggruppate tutte le attività di carattere sanitario offerte alla popolazione. Quindi per Cavarzere e Cona il progetto è una ristrutturazione ingente di un’altra ala dell’ex ospedale, che verrà rimessa a nuovo e quindi andrà ad ingrandire gli spazi dove potranno trovare la loro sede i servizi.
“Noi ci auguriamo di poter proseguire l’impegno iniziato 10 anni fa - ha spiegato Tiziana Mattiazzi, responsabile del personale della medicina di gruppo - nonostante il numero dei medici attualmente in servizio si sia fortemente ridotto (ora sono dieci ndr) a causa dei pensionamenti e della difficoltà di ricambio, il bilancio che posso fare di questi dieci anni è senza ombra di dubbio positivo. Perché in un territorio come questo che è sguarnito di pronto soccorso noi riusciamo a venire incontro a quelli che normalmente sarebbero i cosiddetti codici bianchi. Inoltre, devo dire che anche in momenti molto difficili come durante la pandemia da Covid 19 in cui abbiamo avuto medici e personale ammalato, abbiamo veramente fatto di tutto perché il servizio restasse sempre attivo. Negli ultimi dieci anni il mondo della sanità è molto cambiato e di conseguenza anche l’offerta è cambiata. Noi non abbiamo mai smesso di crescere e di anno in anno abbiamo offerto sempre maggiori servizi. Quindi pensiamo di aver fatto bene il nostro lavoro. Siamo un gruppo molto impegnato anche nei vari ambulatori esterni e periferici per mantenere aperto il servizio anche nelle frazioni. Abbiamo vaccinato moltissimo in questi anni, fatto informazione, collegandoci ai vari altri servizi”.
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