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Chioggia
07.01.2023 - 18:53
CHIOGGIA - Città della Cultura veneta 2023, Chioggia ci proverà proprio come ha fatto per il titolo di capitale della cultura italiana 2024, arrivando tra le 10 finaliste. Ma per vincere serve l'aiuto di tutti e anche per questo l'assessore alla Cultura Elena Zennaro si è detta già pronta ad ascoltare le idee delle associazioni locali. Quando si parla di cultura, inevitabile fare riferimento anche a Pierluca Donin, direttore di Arteven che da decenni promuove eventi in città e cerca di espandere la cultura come un "virus" benevolo in grado di contagiare dai giovani agli anziani.
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“Partecipare è già un po’ vincere anche se, al netto della retorica, un progetto di riconoscimento ha poco valore se non c’è una visione complessiva”.
Si spieghi meglio.
“Intendo che se non abbiamo una visione generale della città a poco servono i riconoscimenti. Manca ancora la consapevolezza della custodia di un giacimento culturale che è la città, anzi, le città perché il centro storico di Sottomarina è un altro gioiello da custodire. Lo dico: il tratto di corso del Popolo non incluso nella ztl è tutto sconnesso, i masegni si muovono tutti per esempio e c’è ancora chi continua a pensare che non serva l’isola pedonale o almeno una forte riduzione del transito”.
I commercianti hanno delle perplessità.
“E’ giusto perché la costituzione dell’Isola deve andare di pari passo con la ideazione dei servizi, ma non ci sono mai le condizioni ideali per avviare un’azione così importante quindi si inizia, si persevera e poi si fanno gli aggiustamenti. Ho letto molte critiche e condiviso con alcune persone che commerciano in centro storico ed hanno tutti sacrosante ragioni, ma non si può fermare la storia e il degrado. Poi paghiamo errori progressisti del dopoguerra che con scarsa visione generale hanno fatto danni che ancora non sono risolti”.
E quindi da dove cominciamo?
“Esprimo una personale visione: la città, intendendo la parte storica anche di Sottomarina, dovrebbe essere rivista da un urbanista al qual si devono dare le indicazioni da concertare con le categorie economiche con parsimonia. Ascolto, analisi e decisioni. Per esempio se il tempo (meteo intendo) non ci è amico si ferma tutto e allora devi immaginare che il tuo turismo del futuro deve poter stare qui anche se le condizioni meteo sono avverse. I portici sono un esempio di civiltà avanzata che ci hanno lasciato in eredità ovvero poter stare in piazza anche se piove. Bene, prendiamo questo ad esempio ed iniziamo a costruire una idea di città che possa essere attiva anche se piove con collegamenti dai principali punti di stazionamento coperti. Il mercato all’ingrosso del pesce non può stare ancora all’isola cantieri. Quando fu progettato venivano con i carretti a prendere il pesce adesso arrivano Tir che devastano tutto e questo costo lo paghiamo tutti, non solo i commercianti. Altresì con l’isola pedonale potremmo assistere a nuovi investimenti stanziali e non dover più muoverci per andare i centri commerciali e quindi non aver più bisogno dell’auto vuotando parzialmente il centro”.
Ma da che parte si comincia?
“Dal disegno da esternalizzare con la visione di quel che si vuol diventare. Nessuno di noi ha la competenza per modificare l’assetto della città ma chi fa questo di mestiere (esempi esteri ce ne sono a decine e anche nazionali: Genova, Trieste, ecc..) può ridisegnare l’assetto della città. Pensiamo all’area del porto che ha perso funzione commerciale e si sta trasformando in turistico con le navi da crociera. Al cementificio, al mercato all’ingrosso ad alcuni manufatti in centro come Santa Caterina. Riusciamo ad immaginare cosa potrebbe succedere o pensiamo ancora che devo andare in macchina a fare la spesa?”.
Questo potrebbe migliorare il turismo culturale?
“Non lo so ma certamente migliorerebbe la vita a tutti”.
Lei ha operato per il turismo culturale, quando non c’era ancora il termine, con le Baruffe in Calle.
“Quella è stata una buona intuizione che ha messo assieme architettura storica, folclore, enogastronomia e spettacolo dal vivo ma quando la proposi nel 1993 la parte burocratica del Comune non era molto d’accordo. Paradossalmente la politica intuì le potenzialità del progetto mentre i burocrati no. E mi fermo qui”.
Quindi questa candidatura è destinata all’insuccesso?
“Non dico questo, ma ritengo importante immaginare seriamente quello che vogliamo essere. Abbiamo la maturità per capirlo, ma ci manca la tecnica per affrontarlo. Dobbiamo chiedere aiuto non c’è nulla di disdicevole in questo poi ogni uno farà la propria parte come è stato fatto per la Città della Cultura nazionale che era un obiettivo anche più alto di questo. Quindi partecipiamo con convinzione mettendo in conto che se non abbiamo una visione complessiva di insieme e non ci si confronta vincere o perdere non fa alcuna differenza. Ci sono delle scelte politiche con la ‘P’ maiuscola che vanno fatte anche se non sono popolari. Non sempre il consenso a tutti i costi porta bene nel tempo. Dobbiamo analizzare i punti di forza e di debolezza e pesarli con attenzione. Stiamo perdendo le forze giovani che se ne vanno all’estero e forse avremo bisogno di una immigrazione compensativa ma se non creiamo le giuste opportunità per cinicamente scegliere che tipo di immigrazione possa essere una risorsa non abbiamo futuro”.
Ma ci sarà qualcosa di buono o no?
“Certo. Il polo Granaio, Auditorium e Teatro a distanza di pochi metri può diventare un momento fantastico di rilancio per la città ma non siamo la quinta strada di New York ed è giusto così altrimenti il turismo internazionale ritroverebbe quello che ha già e perderebbe la motivazione. La città attrae molto in questo momento ma l’asse dell’investimento è residenziale e questo rischia di vuotare il centro in poco tempo. Abbiamo una sede universitaria importantissima che non stiamo alimentando per bene non è forse cultura quella? Non bastano gli spettacoli o gli eventi se non sono all’interno di un contesto con un obiettivo a corto, medio e lungo termine”.
E il caso Netflix?
“E’ chiaro che l’interesse del cinema è positivo anche se ho letto sui social dei commenti da leoni da tastiera illeggibili: i Blues Brother parlano forse con l’accento di Chicago? Ben vengano ma se poi il turismo culturale si ritrova le calli piene di auto o per terra si pesta qualcosa pensiamo che la nostra immagine migliori? Sono processi lunghi che iniziano da una visione complessiva, lo ripeterò allo sfinimento, non occorre essere colti per essere città della cultura ma devi innescare un confronto serio e serrato sul significato di volersi presentare con una veste nuova e cioè quella di essere attraente a quel turismo che cerca la cultura e badate che non è solo quella immateriale. La bellezza, come dice Sgarbi, è il nostro giacimento petrolifero ma questo è un concetto difficile da comprendere subito. Ci vuole tempo e investimento senza voler vedere il risultato subito. Io ci lavoro da trent’anni”.
Se fosse il sindaco cosa farebbe?
“Non lo sono e chi è stato eletto ha questa responsabilità. Io ho un buon rapporto con Mauro e capisco bene che la gestione giornaliera di una macchina comunale non è cosa semplice. Lasciamolo lavorare e farà certamente bene. Pensare in grande però può riservare belle sorprese ed è necessario farlo per risvegliarsi dal torpore che ci ha lasciato anche l’era pandemica. E’ una grande occasione per la politica anche se non si vince. Mettiamoci ad un tavolo e iniziamo a sognare”.
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