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INTERVISTA

Un libro sulla Cavarzere di un tempo

Lo scrittore Ferrarese: “Corredato da carte  topografiche e  fotografie d’epoca, ripercorro  la mia infanzia”

Un libro sulla Cavarzere di un tempo

Rolando Ferrarese

Lo scrittore Ferrarese: “Corredato da carte  topografiche e  fotografie d’epoca, ripercorro  la mia infanzia”

CAVARZERE - Rolando Ferrarese, 88 anni, memoria storica di Cavarzere, giornalista e scrittore, di recente ha dato alle stampe il suo ultimo volume che si intitola “C’era una volta in Ca’ Labia, un fiume di ricordi”. Un libro biografico che è legato al borgo natio di “Ca’ Labia” e che è stato redatto in seguito ad una paziente raccolta di tanti articoli scritti dall’autore sui quotidiani locali e nazionali. A spiegare nel dettaglio i contenuti del nuovo volume proprio Rolando Ferrarese.

Di cosa parla il suo ultimo libro?

“Il mio nuovo libro, che prevedo uscirà fra una quindicina di giorni, con Imprimenda di Limena, è un libro corredato da carte  topografiche e  fotografie d’epoca, nel quale ripercorro  la mia infanzia nel borgo natale e la sua storia di miseria contadina e di guerra tra il 1940 e il 1951. Vi è una premessa storica anche sul passato di Cavarzere, usi, costumi, tradizioni, religione,  superstizioni e leggende. Oltre 200 pagine ben nutrite, che comprendono anche la storia della mia famiglia e della mia ascendenza”.

Cosa l’ha spinta a mettersi a scrivere?

“La volontà di rendere omaggio ai miei amati genitori e sorelle, ai familiari  che  non ho potuto conoscere,  perché morti nelle prime settimane, mesi di vita o durante l’infanzia, nonché a tutti i miei coetanei che  sono passati da questo mondo, lasciandomi unico testimone di tanti giorni convissuti  e goduti insieme, nonostante la disparità sociale, con tanti giochi fatti insieme e a loro volta scomparsi. Il libro è dedicato a mia moglie Tosca, e ai miei figli Corinna, Federico, Benvenuta ed Ines e ai miei numerosi nipoti. Ma  in particolare a mio padre Benvenuto e a mia madre Ines, che durante la loro vita, poco fortunata, hanno gestito diverse attività alimentari e locali pubblici in paese. Anni di sacrificio durato una vita, ma conclusosi, purtroppo, con l’alluvione dei 1951. Rimettendoci quanto avevano guadagnato durante tutta la loro esistenza”.

Quali sono i progetti per il futuro?

“Il mio prossimo impegno per il futuro, che spero di avere la  fortuna di completare e di pubblicare, dato che quest’anno compio 89 anni, riguarda  un dizionarietto del dialetto cavarzerano. Un dialetto che  non è privo della sua importanza, come tutti i dialetti veneti. Un idioma che riguarda  e si rispecchia sempre nella sua storia: isolana prima, nelle invasioni  barbariche con Venezia che hanno lasciato  pure un segno  della loro parlata e del loro modello di vita  pubblica, come addirittura  i Longobardi. Un linguaggio dialettale che è in sostanza il mio attuale, un misto tra quello passato e quello presente, non italianizzato e che ho cercato gelosamente di custodire e di mantenere in vita per servirmene  in futuro: allo scopo appunto di farlo conoscere ai posteri, ai giovani, in particolare. Gergo che si richiama alla lingua veneziana, al padovano  con parole ed espressioni che spesso combaciano anche con il chioggiotto e i paesi confinanti polesani, come l’adrioto”.

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