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Sottomarina

Concessioni balneari, serve una legge quadro

Ranieri (Cisa Camping), Moretto (Gebis) e Bellemo (Ascot) chiedono una norma che tuteli il settore

Concessioni balneari, serve una legge quadro

SOTTOMARINA - Concessioni demaniali, gli imprenditori chiedono chiarezza: “Serve una legge quadro”. Il Consiglio di Stato, un paio di giorni fa, ha accolto il ricorso contro la decisione del comune di Manduria di prorogare, fino al 2033, le concessioni demaniali marittime. Le norme che la dispongono sarebbero in contrasto con l’articolo 12 della direttiva europea.

Insomma, in caso di contrasto tra la normativa nazionale e quella europea, si deve dare precedenza alla seconda. “La questione non è la illegittimità della proroga - sottolinea il presidente di Cisa Camping e vice-presidente nazionale Sib, Leonardo Ranieri - in quanto oramai la prossima sentenza della Corte di Giustizia Europea chiarirà i quesiti riferiti alla applicazione della Bolkestein fatti dal Tar Lecce Per quanto invece riguarda le nostre imprese è oramai indifferibile ed improrogabile la richiesta di una legge quadro che metta regole chiare sulla sopravvivenza di un settore che è trainante del turismo italiano. Regole chiare, tutela degli investimenti fatti e possibilità di continuare a gestire ciò che si è creato. Se poi c’è qualcuno più bravo in ragione della concorrenza si faccia avanti, c’è posto per tutti! Ma non si può far finta che quello che si è fatto per una vita sparisca per ragion di stato, o di giudici”.

Anche per il presidente di Gebis, Gianni Boscolo Moretto, servono interventi strutturali: "C’erano già molti dubbi sulla proroga di un anno delle Concessioni Balneari, molte amministrazioni hanno ritenuto opportuno non prenderla in considerazione per evitare problemi legali. Più che un favore sembrava piuttosto un prolungamento dell’agonia. Si confida dunque che le parole della sentenza del Consiglio di Stato servano da monito per lavorare con urgenza a una riforma compatibile col diritto europeo che salvaguardi la continuità delle imprese esistenti che si meritano di continuare a gestire le spiagge italiane”.

Per Giorgio Bellemo, presidente di Ascot, “non ci sono molte sorprese con questa sentenza. Dal 2010 ad oggi ci sono stati 15 anni di latitanza della politica, periodo in cui è intervenuto, più volte, l’apparato giudiziario e legislativo italiano con diverse sentenze. Al massimo mi sorprende la celerità. Un campanello d'allarme che serve alla politica per mettere mano al più presto al problema. Bisogna quindi andare avanti con la mappatura delle coste in maniera spedita”.

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