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DEPOSITO GPL

Val da Rio, urge più chiarezza

I consiglieri Baldin e Stecco chiedono risposte sulle responsabilità politiche legate alla nascita del deposito

Val da Rio, urge più chiarezza

CHIOGGIA - "Fondamentale fare luce sulle responsabilità politiche del progetto del deposito Gpl di Val da Rio". A chiederlo il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Daniele Stecco e la consigliera regionale Erika Baldin. L'argomento è tornato di attualità dopo l'incontro fa tra comitato "No Gpl", l'amministrazione comunale e l'Autorità Portuale. Lo scorso anno Unesco ha chiesto all'ente locale di smantellare l'impianto per continuare a usufruire della protezione internazionale della laguna. “Quasi due anni di stallo - sottolineano - che non hanno visto alcun passo avanti, anzi. Il fatto che Costa Bioenergie stia accettando il risarcimento statale di 29 milioni lascia pensare che l’azienda non abbia avanzato ricorso in secondo grado al Consiglio di Stato, che sarebbe stata una causa temeraria”. La consigliera regionale ricorda che “Lo stop all’entrata in funzione del deposito è dovuta al comma 95 del decreto Agosto, emanato dal governo Conte II grazie alla volontà politica del MoVimento”. I consiglieri ora chiedono sia fatta chiarezza su chi ha permesso la costruzione del deposito: “Rimane da stabilire la responsabilità politica che ha portato Chioggia a rischiare seriamente di avere un impianto del genere a 300 metri dal centro abitato - sottolinea Baldin -. E’ ora che si conosca chi ha voluto il deposito, appianando gli ostacoli. Se esiste una filiera politico-imprenditoriale precisa che si è dovuta fermare solo davanti all’azione politica del M5S. Dev’essere chiaro che loro lo hanno installato, noi lo abbiamo rimosso”. Sul futuro dell'area Stecco ha le idee chiare: “La zona di Val da Rio ben si presta a ospitare il trasloco del mercato ittico all’ingrosso - conclude -, all’interno di un polo integrato che deve comprendere lo sviluppo di imprese della conservazione e della trasformazione della materia prima, marina e lagunare, rinverdendo una tradizione che a Chioggia aveva messo piede nel dopoguerra. Questa è la naturale destinazione, non altre”.

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