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IL CASO

Serafin dimenticato dall’Arena

Durante le celebrazioni per i 100 anni del Festival lirico, nessuno ha ricordato la bacchetta locale

Serafin dimenticato dall’Arena

Durante le celebrazioni per i 100 anni del Festival lirico, nessuno ha ricordato la bacchetta locale

CAVARZERE - Venerdì scorso, il 16 giugno, è stato inaugurato il Festival lirico dell’Arena di Verona con l’opera “Aida” di Giuseppe Verdi. Un’inaugurazione a dir poco “trionfale”, con cui la fondazione Arena ha voluto celebrare le 100 edizioni del Festival, iniziato il 10 agosto 1913 proprio con l’esecuzione di “Aida”.

Scenografie innovative, comparse trionfali un cast buono in cui l’eccellenza arriva con l’esecuzione di Anna Netrebko nei panni del ruolo principale, costumi d’avanguardia un coro preparato, l’orchestra diretta magistralmente da Marco Armiliato.

All’interno del complesso artistico dell’Arena di Verona tutto andrebbe bene, spettacolo che deve attirare il “wow” del pubblico per il “colpo di scena”, per la maestosità delle messe in palco e così via. Tutto per attirare il pubblico televisivo introdotto da Milly Carlucci con ospiti che spesso di lirica non ne sanno nulla o quasi, a parte qualcuno come il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il direttore Beatrice Venezi, gli unici ad aver detto cose sensate e motivate, soprattutto rivolte verso i giovani.

Alla Carlucci una nota di merito riguardante l’osservazione rivolta al ministro che ha messo in risalto la carenza di fondi per il mondo del teatro e della lirica. Un prodotto televisivo che, comunque, non si può paragonare alla prima del Teatro alla Scala dove gli ascolti sono stati ben più alti.

Il tasto dolente, umiliante, quello di non citare mai il grande Tullio Serafin, come se il suo nome fosse quello di un perfetto sconosciuto che nulla ha fatto per il Festival, se non mettere in discussione la sua carriera credendo in uno spettacolo all’aperto in un luogo dalle proporzioni enormi. La conferma che Tullio Serafin non esiste per coloro che hanno pensato ad intervistare i nomi noti della Tv (che nulla hanno a che vedere con l’opera lirica, ma sono popolari per la loro carriera televisiva o nella musica pop) è confermata nel momento in cui la Carlucci afferma che Maria Callas ha debuttato in Arena nel 1953 quando, invece, il suo debutto è stato nel 1947 in “Gioconda” di Ponchielli e proprio diretta da Tullio Serafin.

Tullio Serafin continua ad essere lontano dai riflettori come fece durante la sua carriera, ed è proprio per questo che diventò il maestro indiscusso del ’900, colui che in generale si può chiamare un direttore di teatro a 360 gradi.

Grave essersi dimenticati di Serafin, il maestro rottanovano è stato il primo a dirigere un’opera in Arena di Verona, con grande coraggio, professionalità, correndo un grande rischio, ma soprattutto quando tutto ciò che adesso sembra “monumentale” 110 anni fa era imponente, rispettoso, grandioso, e preparato solo con la forza del lavoro manuale. A ricordare il maestro un passaggio dal libro di Celli-Pugliese che racconta di quando il tenore Zenatello trascinò dentro l’Arena Rovato, Cusinati e Serafin, per convincerli, ad aderire al progetto di trasformare il monumento più grande ed eccentrico teatro lirico del mondo: “Proprio il maestro, però si diceva perplesso a causa della possibile acustica del luogo. Come accade in un film fu il caso a cambiare il destino dell'Arena. Una moneta che cadde sul marmo il cui suono argentino convinse il maestro”.

E’ dunque lecito dire che lo splendore che dal 1913 si ripete in Arena, venerdì sera è stato sopraffatto dal luccichio di un red carpet, da interviste adatte ad un pubblico televisivo, da equilibri interni che non ci appartengono e che non ci è dato sapere. Ci consola il fatto che nel 2018 durante la serata inaugurale del 23 giugno il Sovrintendente Cecilia Gasdia in occasione delle Celebrazioni Istituite dall’Archivio storico Tullio Serafin per i cinquant’anni dalla morte di Serafin, tributò un grande riconoscimento dal palco areniano al maestro ringraziandolo per ciò che ci aveva lasciato. Dal tanto al nulla, è l’equilibrio che sempre più spesso l’Italia si trova ad affrontare. Meritevole di approfondimento sono le ricorrenze del 1963 (cinquantesimo areniano) in onore di Serafin, quell’onore che venerdì doveva meritarsi.

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