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VENETO

Granchio blu: uno studio di Ca' Foscari nelle lagune di Venezia e Chioggia

Necessario rivedere i regolamenti regionali sulla pesca e approvare l’utilizzo di attrezzi di pesca specifici

Granchio blu: uno studio di Ca' Foscari nelle lagune di Venezia e Chioggia
VENEZIA - Granchio blu urge un monitoraggio scientifico della specie. In campo contro questo nuovo 'nemico' scendono Regione Veneto; l'università di Ca' Foscari di Venezia e la fondazione per la pesca di Chioggia. "Stiamo lavorando insieme ai pescatori nella laguna di Chioggia. Dobbiamo studiare un piano di emergenza per il controllo della specie – spiega il docente di ecologia Piero Franzoi, del dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica – e in prospettiva capire se la pesca del granchio blu possa diventare una risorsa economica e anche una misura efficace a contenere il numero di esemplari e gli effetti negativi sull’ecosistema lagunare e sul settore economico della pesca tradizionale".

Il crostaceo, originario della costa orientale degli Stati Uniti, è arrivato già dalla metà del secolo scorso nel Sud del Mediterraneo risalendo lungo l’Adriatico, dove ha trovato un ambiente favorevole ricco di aree lagunari. Seppur presente da tempo nel territorio la sua presenza è ‘esplosa’ in questi mesi nelle lagune del Delta del Po e nel litorale marino da Ravenna a Caorle.  “E’ un granchio nuotatore, di grandi dimensioni - prosegue il docente - . Il carapace di un maschio adulto può superare i 20 cm, molto più grande del suo diretto ‘competitor’ locale, il granchio verde.  Ha chele potenti, non è manipolabile a mani nude ed è estremamente adattabile all’ambiente dal momento che tollera anche temperature elevate e variazioni di salinità". 

Il granchio blu presenta un ciclo di vita abbastanza breve (al massimo 3 o 4 anni), ma presenta una crescita molto rapida e con ‘picchi’ demografici dovuti alla grandissima quantità di uova deposte dalle femmine. Ogni femmina infatti può deporre in una stagione alcuni milioni di uova. È un predatore versatile e vorace, aggressivo e curioso. Mangia soprattutto molluschi bivalvi, altri invertebrati  e pesci, ed è molto veloce negli spostamenti potendo nuotare nella colonna d’acqua”.

Proprio la sua voracità sta creando gravi problemi al settore della pesca e degli allevamenti molluschi locali ed il docente spiega che il suo potenziale impatto su alcune specie autoctone, come ad esempio il granchio verde incide negativamente su alcune delle maggiori fonti di reddito della pesca tradizionale

Il danno più grave è stato quello recato agli allevamenti di vongole. “Nelle nostre lagune ci sono i più grandi allevamenti europei di vongole filippine - spiega Franzoi -. Il granchio blu riesce ad aprire le vongole piccole, appena seminate, e anche quelle “mezzane”. L’impatto economico è estremamente elevato, se consideriamo che, per un vivaio di vongole del Delta del Po, le semine rappresentano un investimento di alcune decine di migliaia di euro. Per quest’anno, la raccolta prevista nei mesi invernali risulta già fortemente compromessa e i molluschicoltori non sono nelle condizioni di procedere con nuove semine".

A questo, si aggiunge un altro grosso danno provocato alle reti da pesca"La nostra è un’attività di ricerca applicata che ha come obiettivo lo studio della biologia e della pesca del granchio blu nell’area lagunare e marina di Chioggia - continua il docente . Sarà necessario rivedere i regolamenti regionali sulla pesca e approvare l’utilizzo di attrezzi di pesca specifici per la cattura del granchio blu, che stiamo testando, come le nasse da granchi con esca. Essendo una specie aliena, di norma andrebbe rimossa e smaltita secondo la legge, ma non è un’impresa facile. Questa specie può invece essere una risorsa commerciale importante, a patto che si costituisca a una intera filiera dedicata, dagli strumenti da pesca fino alla tavola. Nel contingente, il granchio blu è visto dai pescatori esclusivamente come un problema ed è necessario autorizzare e incentivare misure per il controllo demografico della specie attraverso la  cattura degli esemplari al di sotto della taglia commerciale. Alcune cooperative di pesca del Delta del Po stanno sperimentando questi metodi, incentivando la pesca degli esemplari sottotaglia. Abbiamo previsto di continuare la nostra ricerca fino a fine ottobre. Diffonderemo i risultati attraverso un report e alcuni incontri di divulgazione, in accordo con gli amministratori locali. Si tratta di uno studio mirato sulla zona di Chioggia, ma si potrebbe estendere a tutte le lagune venete, da Caorle a Scardovari, in previsione della proliferazione della specie negli habitat lagunari della costa nord adriatica."

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