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SOTTOMARINA

“Piscina? La sistemi il Comune”

Boscolo Moretto (Gebis): “Se ne deve occupare la città”. Bellemo (Ascot): “Occhio a regalarla ai privati”

“Piscina? La sistemi il Comune”

SOTTOMARINA - Sistemarla ad ogni costo o demolirla? Il dibattito sulla piscina comunale abbandonata da anni in pieno lungomare Adriatico, tiene banco anche nel mondo turistico. Della sua insostenibilità riguardo ai costi, sia dal punto di vista pubblico che privato, si è parlato durante l’ultima commissione consiliare sugli impianti sportivi del territorio. Non è escluso che la piscina venga definitivamente abbandonata e che in quell’area si faccia tutt’altro.

Il mondo del turismo locale però non la pensa esattamente così. “Credo sia troppo semplicistico e anche troppo sbrigativo chiudere la questione sostenendo che servano troppi soldi per la sistemazione, cifre proibitive per l’amministrazione pubblica e per i privati - spiega Gianni Boscolo Moretto, presidente di Gebis, associazione stabilimenti balneari - una piscina comunale, così come le palestre e i parchi, deve rientrare obbligatoriamente tra le opere pubbliche di cui un Comune deve occuparsi. Un’amministrazione non può demandare al privato la realizzazione o la sistemazione di questo tipo di strutture. Casomai può cercare partnership col privato per la gestione, ma il primo step è sistemarla e questo spetta al pubblico. La piscina comunale ha certamente uno scopo ricreativo, sportivo, ma anche educativo e di aggregazione sociale. Come si trovano i soldi per mille altri progetti, vanno trovate le risorse anche per questo”.

Sulle possibili soluzioni al posto della piscina, Gebis non si esprime. “Perché cercare alternative - conclude Moretto - quando la sua destinazione è già di per se coerente e socialmente utile? L’alternativa potrebbe essere, come già fatto con il centro congressi Kursaal, di lasciare al privato la fantasia e la lungimiranza di presentare un progetto di pari valenza”.

Il presidente di Ascot, Giorgio Bellemo, mette però in guardia dal rischio di regalare l’area ai privati. “Spesso le cose pubbliche le abbiamo regalate invece che valorizzarle e hanno poi fatto la fortuna del privato - le sue parole - quella piscina senza una partecipazione pubblica ha costi di gestione insostenibili. Serve allargare il contesto, siamo in area demaniale e attorno alla piscina c’è un parcheggio e uno stabilimento balneare. Un accordo tra le tre realtà esistenti potrebbe aiutare a cambiare quell’area completamente dandole fini ludico-sportivi. Oppure, e forse costa meno, si potrebbe demolirla completamente e fare un impianto di più modeste dimensioni e quindi più facilmente gestibile anche dal punto di vista economico”.

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