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Chioggia

La mareggiata devasta Isola Verde

Moretto (Gebis): “Ripascimenti a prescindere dalle opere”

La mareggiata devasta Isola Verde

ISOLA VERDE - Nuove mareggiate e nuove erosioni violente per la spiaggia di Isola Verde. Questa volta il tratto più colpito risulta quello centrale, dove insistono gli stabilimenti Sabbia&Sale, Capannina e Ultima Spiaggia, che si è ritrovato totalmente esposto alla forza della marea, con un picco di 143 centimetri sul medio mare, sospinta dal vento di scirocco.

Il mare ha superato qualsiasi barriera portandosi a ridosso degli stabilimenti. “Non avevo mai visto un’erosione del genere - racconta Willy Tiozzo, titolare di Sabbia&Sale - l’acqua è arrivata a cinque metri dal ristorante, non era mai successo. L’alta marea da giorni ci sta mettendo in difficoltà, mancano all’appello già oltre 15mila metri cubi di sabbia e sappiamo che a novembre le mareggiate continueranno. Attendiamo le operazioni di ripascimento che sono già state avviate alle foci del Brenta e a breve dovrebbero iniziare anche nella nostra cella. Purtroppo i lavori strutturali, che al momento non toccano la nostra zona, si stanno dimostrando efficaci ma solo per i 15 metri a nord e a sud delle dighe: la restante parte resta scoperta”.

I fenomeni erosivi violenti per Isola Verde sono ormai una costante e gli operatori vivono con apprensione ogni ondata di maltempo, correndo sull’arenile per la conta dei danni. “Isola Verde necessita di un’attenzione particolare per il problema erosione - spiega Gianni Boscolo Moretto, presidente di Gebis-Chioggia Spiagge - ben vengano le opere strutturali, ma i ripascimenti sono operazioni indispensabili ogni anno per riportare la costa alla sua fisionomia originaria. Le mareggiate di scirocco devastano l’arenile a sud di Chioggia e la presenza di dighe soffolte in alcuni punti porta i fenomeni erosivi a manifestarsi in altri. Questa volta la peggio è toccata alla zona centrale. Chiediamo agli enti competenti, Regione e Genio civile in primis, di non abbandonare l’idea dei ripascimenti continui e di mantenere un capitolo di spesa dedicato, a prescindere dagli interventi strutturali”.

“Chiediamo anche che le opere realizzate siano sempre collaudate - conclude Moretto - ad esempio, la diga sommersa nel tratto a sud di Sottomarina, zona Tegnùe, non sappiamo se sia stata collaudata e siamo in attesa della chiusura del cantiere e della giusta segnalazione”. Per Giorgio Bellemo, presidente di Ascot “serviranno almeno un paio d’anni per valutare la bontà degli interventi fatti e, nel frattempo, vanno assolutamente considerati e valorizzati gli investimenti degli operatori ubicati in queste zone che devono affrontare le avversità atmosferiche e anche l’invidia dei vicini”.

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