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Cavarzere

“Il Pinqua è una scelta politica”

Botta e risposta tra Munari e Parisotto da una parte, Crocco e Bergantin dall’altra

“Il Pinqua è una scelta politica”

CAVARZERE - “Proseguire con il Pinqua è stata una scelta politica, rinunciarvi non era una scelta contemplata da questa amministrazione”. E’ questo, in estrema sintesi, il contenuto di quanto hanno sottolineato il sindaco di Cavarzere, Pierfrancesco Munari, e il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici, Pier Luigi Parisotto, rispetto all’aggiornamento del programma triennale dei Lavori pubblici sull’intervento di Social housing denominato Pinqua, finanziato con i fondi del Pnrr.

Si parla di un finanziamento di 2 milioni e 114mila euro totali, 1 milione e 479mila euro sul primo stralcio per gli immobili di via Cavour, e un secondo di 524mila euro per quelli di via Marconi. L’aggiornamento è stato necessario a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e la conseguente approvazione del nuovo preziario della Regione Veneto. In totale un milione e 733mila euro in più “necessari per rispettare stringenti requisiti di carattere ambientale ed energetico imposti dalla normativa di settore ed ulteriormente potenziati dalle prescrizioni del Pnrr” ha spiegato il vicesindaco Parisotto.

A prendere la parola la consigliera del Pd, Heidi Crocco, che ha espresso preoccupazioni riguardo all’impegno economico del progetto di riqualificazione urbana finanziato dal Pnrr. Crocco ha evidenziato i dubbi sui costi crescenti del progetto, che hanno superato quelli iniziali previsti, chiedendosi se fosse giusto che il Comune di Cavarzere coprisse con più di un milione di euro aggiuntivo ai 2,6 milioni di euro iniziali per completare il progetto. La consigliera dem ha chiesto inoltre se fosse stato possibile non solo ridurre i costi, ma addirittura rinunciare al progetto per investire quei soldi progetti prioritari, ritenendo che il risultato ottenuto, ovvero 14 alloggi di 70 metri quadrati circa per le fascie deboli dal punto di vista socioeconomico, costino 300mila euro circa l’uno, un prezzo fuori mercato. Annunciando, poi, il voto contrario del gruppo di minoranza all’aggiornamento del programma triennale, ritenendo il progetto troppo oneroso per Cavarzere.

Il sindaco Munari ha replicato ricordando come la precedente amministrazione, della quale faceva parte la consigliera Crocco, avesse iniziato il progetto Pinqua, mentre adesso è contraria alla sua realizzazione. “Riteniamo fondamentale per la città riqualificare le aree degradate, nonostante l’impegno finanziario elevato per il comune - le parole di Munari - abbiamo aderito al finanziamento del Fondo opere indifferibili per 800mila euro, di fatto abbiamo messo 600mila euro uniti ai 2 milioni 600mila originariamente previsti nel progetto per gli alloggi da realizzare. Abbiamo esaminato varie opzioni per ridurre i costi, inclusa la possibilità di ridurre il numero di alloggi o eliminare alcune caratteristiche come la domotica. Tuttavia, le condizioni del Pnrr non consentivano modifiche sostanziali all'intervento, e l'unico modo per procedere era aumentare il costo per conformarsi alle specifiche del piano”.

E quando la consigliera Crocco ha incalzato il sindaco ricordando che la Città metropolitana chiese al Comune se proseguire o meno, Munari ha precisato: “Quando lo chiesero non c’era ancora l’aumento dei costi col nuovo preziario regionale. Inoltre da un progetto di 10 anni, 2021-2031, si è passati a quello del Pnrr che entro il 31 marzo 2026 dovrà essere concluso: una sfida quella di ridurre della metà il tempo necessario per l’intervento che abbiamo accettato”.

A prendere la parola il consigliere di minoranza del Pd, Fabrizio Bergantin. “Sulla cosiddetta congruità dei costi ci sarà sicuramente qualcun altro che farà le verifiche e darà un giudizio se effettivamente sono congrui oppure no - ha attaccato - in commissione c’è stato detto che a un certo punto l’amministrazione comunale aveva anche pensato di fare marcia indietro ma uno dei motivi per quali non è stato possibile farlo è stato che il Comune di Cavarzere era capofila di questo progetto e nel momento in cui avesse deciso di rinunciare sarebbe venuto meno per tutti. Mentre non è così, perché in questi giorni ci siamo informati anche in Città metropolitana e non esiste assolutamente che il comune sia capofila di questo di questo progetto: sono scelte politiche, condivise o non condivise, però sono scelte, che per noi sono molto onerose”.

A rispondere il vicesindaco Parisotto. “La questione qui è squisitamente politica perché qualche settimana fa mi pare di aver letto che l'ex sindaco che ha fatto questa scelta assieme a voi che eravate in giunta in maggioranza, si è vantato e ha lodato i dipendenti, sottolineando che questo finanziamento c’è grazie a lui, e quindi grazie a voi - le parole di Parisotto - ma nel momento in cui un comune di queste dimensioni, con questi problemi, con un carico di edilizia pubblica di proprietà comunale che ha un degrado spaventoso, in particolare nelle due aree dove si interverrà, si trova davanti a questa scelta, è evidente che nessun amministratore pubblico si pone e si sarebbe posto il problema se accettare o meno dei soldi, quando arrivano dal cielo”.

“Il problema è che il peccato sta all’origine, esattamente a quel 4 marzo 2021 quando è stata proposta la candidatura con dei conti sbagliati - fa presente Parisotto - come del resto sono stati sbagliati quelli per il ponte sull’Adige, per via Matteotti e in parte anche per la mensa. Ricordo a tutti che per il ponte sull’Adige i 9o7mila euro di progetto risalgono a un preliminare firmato dal sottoscritto del 2010, e con quel progetto lì la vostra amministrazione ha fatto richiesta nel 2021, 11 anni dopo. Lo stesso per via Matteotti: e voi avete avuto l’ardire di fare due domande a distanza di 11 anni coi prezzi di 11 anni prima, una cosa non normale dal punto di vista politico, e una bestemmia da quello tecnico”. “Sono stati calcolati i costi esattamente all’inizio del 2021 per 2 milioni di progetto, 2 milioni di finanziamento e 600mila euro a carico del comune attraverso le vendite del patrimonio, prendendo cifre tonde - conclude Parisotto - questa è la realtà dei fatti. Quando si portano a casa 2 milioni di euro gratis, sì ci si pone la domanda di vedere i costi, però il vero problema è che gli stessi tecnici hanno avuto la loro responsabilità. Se nel 2021 fosse partita subito la progettazione con studi di fattibilità per il progetto definitivo non saremo qui oggi a parlare di queste cifre ma parleremo sicuramente di un terzo in meno”. Infine la replica piccata sui controlli dei conti: “Ben venga una indagine della Corte dei Conti, se il consigliere voleva dire questo, sono favorevole che arrivi su questo come su altre questioni che arriveranno a breve. Le analisi dei tecnici sui social non contano, la Corte dei Conti è l’unico organo deputato a indagare”.

A riprendere la parola ancora la consigliera dem, Crocco, che ha ribadito come il finanziamento Pinqua sia stato portato a casa dalla giunta della quale faceva parte “ma come si diceva poc’anzi sono scelte politiche, magari noi avremmo fatto un altra scelta: quella di non proseguire in questo senso”. Il sindaco Munari ha risposto che “rinunciare al progetto ancor prima dell’aumento esorbitante dei dovuto alla congiuntura economica mondiale sarebbe stato un fallimento non tanto per la mia amministrazione, che si era insediata da poco, quanto per la città di Cavarzere”.

Sulla questione poi di Cavarzere capofila o meno del progetto, l’ultima precisazione. “Siamo l’ente attuatore perché l’unico con progetti di edilizia residenziale pubblica, e quindi lo chiamano capofila anche se non è formalmente capofila, ma è quello che porta avanti il progetto” le sue parole, corroborate da quelle del vicesindaco Parisotto. “Leggo quello che scrive il nostro tecnico su una relazione ‘il comune di Cavarzere riveste un ruolo trainante in quanto unico ente il cui progetto prevede l’edilizia residenziale pubblica, tema al centro del bando, che ha consentito il buon esito della candidatura”. “Non so se cadesse o meno il finanziamento degli altri comuni se ci fossimo ritirati perché, ripeto, non era una scelta contemplabile da questa amministrazione” ha chiosato Munari. La delibera è passata coi voti della maggioranza.

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