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Chioggia

“Radicchio, produzione in crescita”

A dirlo il presidente di Chioggia Ortomercato Veneto, Giuseppe Boscolo Palo: “I conferimenti al mercato di Brondolo segnalano un +6,15%”

“Radicchio, produzione in crescita”

L'amministratore unico del mercato ortofrutticolo Giuseppe Boscolo Palo

CHIOGGIA - Chioggia Ortomercato del Veneto smentisce Coldiretti: “Non risulta la diminuzione delle produzione del radicchio di Chioggia del 40%”. A dirlo è il presidente di Chioggia Ortomercato del Veneto Giuseppe Boscolo Palo. Secondo Coldiretti la diminuzione era dovuta al persistere delle alte temperature. “Questo dato – spiega Paolo - non trova conferma rispetto ai conferimenti al mercato di Brondolo che segnano per questa fase iniziale della produzione (fine agosto, settembre e ottobre) un incremento del 6,15% rispetto allo stesso periodo del 2022. Va detto che i cambiamenti climatici stanno sicuramente influenzando le rese produttive, ma le perdite andrebbero rapportate sullo storico e sugli standard delle quantità/ettaro tenute come riferimento, utili anche per la definizione del costo di produzione sostenuto per produrre un chilogrammo di radicchio. Il riferimento, credo, vada fatto almeno partendo dal 2019, anno in cui non ci sono stati particolari fenomeni atmosferici negativi. La quantità di radicchio tondo conferita si attestava sui 87.818 quintali passando negli anni successivi a 56.214 quintali nel 2020, a 56.818 quintali nel 2021 e a 53.548 quintali nel 2022, anni produttivi che hanno pagato il lockdown imposto dalla pandemia (2020 e in parte il 2021) e da situazioni climatiche avverse (dal 2021 con gelate primaverili tardive, siccità e cuneo salino)”.

L’osservatorio del sistema regionale dei radicchi ha evidenziato, negli ultimi anni, una vera e propria crisi della coltura: dal 2019 al 2022 la superficie coltivata è calata del 38% a livello nazionale e del 34% quella regionale. “Se poi consideriamo che il radicchio tondo viene coltivato in Veneto prevalentemente nelle province di Venezia, Padova e Rovigo – continua Paolo - e che in queste province il calo è stato per Venezia del 24%, per Padova del 42% e per Rovigo del 72% si potrebbe presumere che l’incidenza della diminuzione di ettari investiti in tutte le tipologie di radicchi sia proprio riferita al nostro radicchio. E’ necessario quindi prevedere una specifica analisi territoriale con una capillare raccolta dei dati per tipologia di radicchio (Treviso precoce e tardivo, Castelfranco, Chioggia, Verona e altri) per capire quanta incidenza hanno i nefasti e sempre più frequenti fenomeni atmosferici in un particolare territorio, anche nella formazione supplementare del costo di produzione”.

Dubbi che si riflettono anche sui prezzi: “Come Chioggia Ortomercato – conclude Palo - nel 2020, avevamo definito in 0,45 euro al chilo, il costo di produzione del radicchio di Chioggia tardivo (autunno/inverno) rapportato ad una resa per ettaro di 35.000 kg, costi che per effetto della pandemia e della guerra in Ucraina sono lievitati notevolmente con l’aumento delle materie prime, dei concimi, dei fitosanitari a cui si sono aggiunti effetti speculativi e inflazionisti che ci fanno presumere almeno un 40% di costi aggiuntivi per il produttore che porterebbe oggi ad un costo di produzione di 0,63 euro al chilo. Se prendiamo come buono il dato del -40% della Coldiretti ciò significherebbe che produrre radicchio per l’autunno inverno ci viene a costare circa 88 centesimi al chilogrammo (passando dai 35.000 ai 21.000 kg di resa produttiva). Ovvio quindi che i 40/50 centesimi al chilogrammo nelle vendite all’asta in mercato sono nettamente insufficienti per i produttori, ma che anche i valori contrattualizzati direttamente sul campo bypassando il mercato sono sicuramente inferiori al costo di produzione attuale”.

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