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Chioggia

“Il Comune di Chioggia riveda le sue posizioni sulla chiusura dei due comprensivi”

Lo dice il segretario di Cisl Scuola Venezia, Mariano Maretto

“Il Comune di Chioggia riveda le sue posizioni sulla chiusura dei due comprensivi”

CHIOOGGIA - “Il Comune di Chioggia riveda le sue posizioni sulla chiusura di due degli istituti comprensivi prevista per settembre 2024. Sull’argomento, abbiamo già chiesto un incontro all’assessore veneto all’Istruzione, Elena Donazzan”. Lo fa sapere il segretario di Cisl Scuola Venezia, Mariano Maretto, che già nei giorni scorsi aveva denunciato i problemi che ne potrebbero scaturire dopo l’incontro con il vicesindaco, con la delega alla Pubblica istruzione Daniele Tiozzo Brasiola, e lo ha fatto nei giorni scorsi incontrando in un’assemblea oltre 150 tra maestri e insegnanti delle scuole materne, delle primarie e secondarie.

L’idea della giunta comunale è di razionalizzare le strutture esistenti, chiudendo quelli dei centri storici di Chioggia e Sottomarina, il Chioggia 1 e il Chioggia 2 a Sottomarina. A indurre questa scelta, sono il calo demografico e le previsioni di nascite future non certo incoraggianti, che porterebbero i 3.300 studenti attuali a essere suddivisi in tre istituti da un migliaio di studenti ciascuno e non in cinque come capita adesso. Maretto ribadisce la posizione iniziale e comunicata anche a Tiozzo Brasiola: ridurre a quattro gli istituti comprensivi, in modo da non toccare i centri di Chioggia e Sottomarina.

“Riceviamo molte preoccupazioni da parte del corpo docente – riferisce il segretario generale di Cisl Scuola Venezia – perché si rischia di perdere il posto di lavoro o cambiare sede. Inoltre, si rischierebbe di avere delle classi zeppe di studenti e non siamo favorevoli a questa logica. Sappiamo bene che servirà una riorganizzazione delle scuole, spetta alla politica decidere, non al sindacato, ma, da parte nostra, non dev’essere fatta in modo così repentino. Sarà fondamentale comprendere quelle che saranno le dinamiche di crescita della popolazione legata ai fabbisogni lavorativi dei settori della pesca e turismo e, in base a questo, rivedere le migliori strategie da adottare. Credo che un passaggio da cinque a quattro sia più equilibrato, perché permetterebbe di salvaguardare i posti di lavoro ma anche i centri storici e le stesse famiglie”.

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