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CAVARZERE
04.12.2023 - 09:54
Focus sull’eredità della rivoluzione femminista degli anni ’60 e sulla “reazione” dei maschi
CAVARZERE - Un pomeriggio per parlare di violenza sulle donne. Giovedì scorso, nella sala civica di Cavarzere, lo Spi-Cgil, con il suo coordinamento donne, l’Auser e l’amministrazione comunale, ha organizzato un incontro con la cittadinanza, a conclusione delle iniziative sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Protagonista, la professoressa Laura Schettini dell’università di Padova, ricercatrice in storia contemporanea che insegna storia delle donne e di genere.
Il tema “La violenza sulle donne, e la sua storia” è stato a lungo analizzato, con passione e competenza, da Laura Schettini, anche alla luce del drammatico assassinio di Giulia Cecchettin.
I punti focali messi in luce dall’esperta sono stati, la storia millenaria del predominio patriarcale, che ha prodotto la divisione dei ruoli per cui la donna è stata confinata in un angolo domestico.
Un angolo domestico che ha conosciuto momenti di esasperazione, come durante il fascismo, in cui la donna non poteva addirittura esercitare certe professioni, e che ha prodotto un gap di genere e salariale nel mondo del lavoro. Squilibri che, a tutt’oggi, impediscono una parità di genere.
E’ stato poi condotto un focus su come la rivoluzione femminista, che dagli anni ’60 in poi ha conquistato nuovi e importanti diritti civili, abbia avuto una reazione, da quella parte del mondo maschile incapace di interiorizzare questo ribaltamento dei ruoli. Non accettare, ad esempio, la parità di genere o addirittura il superamento nelle carriere, ha avuto un riflesso di frustrazione nei “maschi” meno attrezzati psicologicamente, che hanno reagito con una violenza di vari livelli: da quella psicologica, allo stalking, allo stupro, al femminicidio.
Fra le numerose domande del pubblico, una in particolare è stata rifatta più volte e cioè come si possa fare fronte a questa drammatica situazione che vede il perpetrarsi di una violenza e una serie di femminicidi angoscianti. L’esperta ha quindi risposto e insistito sulla necessità di “far rete”, parlando e affrontando insieme il problema.
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