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Lo studio

Il Veneto produce ricchezza e traina tutta Italia
 

Rispetto al periodo precedente al Covid abbiamo recuperato oltre tre punti percentuali di Pil.

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VENEZIA - Nonostante il rallentamento dell’economia registrato in questi ultimi sei mesi a seguito di una congiuntura internazionale molto difficile, il Veneto si è lasciato abbondantemente alle spalle gli effetti negativi provocati dalla crisi pandemica, dal caro energia e dalla crescita esponenziale registrata dai tassi di interesse in questo ultimo anno e mezzo.

In altre parole, tra il 2019 (anno pre-Covid) e il 2023, la nostra regione ha segnato una variazione del Pil del +3,3 per cento, contro una media Italia del +3.  Meglio di noi solo la Lombardia con il +5,3 per cento, l’Emilia Romagna con il +4,9, la Puglia con il +3,9, il Friuli Venezia Giulia con il +3,5 e il Trentino Alto Adige con il +3,4. Il turismo, la manifattura, i consumi delle famiglie, gli investimenti e l’export hanno sostenuto questa ripresa che, come dicevamo, è stata importante. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia.

Certo, i problemi non mancano e le difficoltà che da decenni assillano anche la nostra regione sono sempre all’ordine del giorno. "Tasse, burocrazia, deficit infrastrutturale, mancanza di personale, credito erogato con il contagocce e inefficienza della pubblica amministrazione - dicono dalla Cgia - sono i principali punti di debolezza che frenano da tempo la crescita della nostra economia. A peggiorare il quadro generale c’è stata anche la recessione che ha colpito la Germania, da sempre un mercato di riferimento per tantissimi settori produttivi del Veneto (automotive, legno-arredo, orafo, calzature, meccanica, eccetera)".

Ma, nonostante le chiusure delle attività, i divieti alla mobilità e la contrazione dei consumi provocata dal Covid nel biennio 2020-2021; l’aumento dei costi delle bollette di luce e gas esploso nell’estate del 2022 e l’impennata dei tassi di interesse determinato dalla Banca Centrale Europea per raffreddare il tasso di inflazione che in Italia nell’ultimo trimestre dell’anno scorso ha sfiorato il 12%; le misure economiche/sociali messe in campo dagli ultimi esecutivi per mitigare queste difficoltà hanno sortito l’effetto sperato. Ovvero, hanno evitato una crisi sociale e garantito una ripresa dell’economia che nessuno prevedeva. O quasi.

La regione che meglio delle altre ha superato le crisi che si sono abbattute nel Paese in questi ultimi 4 anni è stata la Lombardia che, rispetto al 2019, è cresciuta del 5,3 per cento. Seguono l’Emilia Romagna con il +4,9 per cento, la Puglia con il +3,9, il Friuli Venezia Giulia con il +3,5, il Trentino Alto Adige con il +3,4 e il Veneto con il +3,3. Tra le 20 regioni presenti in Italia solo la Liguria e la Toscana non hanno ancora recuperato il terreno perso con il Covid e le crisi successive. La prima deve ancora recuperare 0,8 punti di Pil rispetto al 2019, la seconda addirittura due.

A trainare l’economia del Paese nel 2023 saranno la Lombardia e il Veneto. In queste due regioni il Pil è destinato a crescere dello 0,9 per cento rispetto al 2022. Seguono ad una incollatura il Friuli Venezia Giulia, il Lazio e il Trentino Alto Adige tutte con il +0,8 per cento. Subito dopo scorgiamo l’Emilia Romagna, la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Toscana che sono previsti e in crescita del +0,7 per cento.  In coda alla graduatoria si collocano la Basilicata e le Marche che registreranno un aumento del prodotto interno lordo rispetto all’anno scorso del +0,3 per cento.

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