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ENTI LOCALI
09.01.2024 - 00:54
I vantaggi? Trasferimenti e sgravi fiscali dallo Stato e dalla Regione per dieci anni
CAVARZERE - “Il Veneto, con i suoi 563 comuni, è la terza regione per numero di Comuni, di cui 181 con meno di 3mila abitanti e in uno scenario decennale, circa 130 Comuni veneti sotto i 10 mila abitanti avranno serie difficoltà ad erogare servizi efficienti sul proprio territorio”. In questo 2024 torna d’attualità la questione legata alla fusione dei Comuni.
Le parole, intanto, sono quelle dell’assessore regionale agli Enti locali, Francesco Calzavara, che ha impiegato quasi un anno per illustrare alle amministrazioni comunali di tutte le province venete cosa significhi stare soli e invece cosa cambi stando insieme.
E se l’antico proverbio africano rilanciato più volte dal governatore veneto Luca Zaia “da soli si va più veloci, insieme più lontano” sembra essere tagliato proprio su questo tema, nel 2023 ci sono stati cittadini che l’hanno condiviso e, altri, che non l’hanno fatto.
Delle quattro fusioni proposte lo scorso anno, tre sono andate a buon fine: sono nati i comuni di Sovizzo (Vicenza) da Sovizzo e Gambugliano, Setteville (Belluno), da Quero Vas e Alano di Piave, Santa Caterina d’Este (Padova) da Carceri e Vighizzolo d’Este. Peraltro il comune di Quero Vas era già il risultato di una fusione, quella tra i due omonimi comuni che compongono il nome, nel 2013. A distanza di dieci anni, quindi, proprio quando sono finiti gli incentivi per le fusioni dei Comuni, Quero Vas ha fatto un secondo “salto”, insieme ad Alano di Piave, che ha garantito al nuovo Comune altri dieci anni di vantaggi fiscali e trasferimenti dallo stato maggiori. E se per Santa Caterina d’Este, come per Setteville, non ci sono stati problemi, per Sovizzo sì: i numeri non sarebbero stati dalla parte della fusione, ma per poco. In questo senso, però, entrambi i consigli comunali hanno ricorso sottolineando come ci fosse un divario minore del 5% rispetto al quorum e che, comunque, molti erano i cittadini residenti all’estero, chiedendo che venisse dato comunque il via libera. E così è stato dal Consiglio regionale.
L’unico progetto a saltare quello tra Polesella e Guarda Veneta per la nascita di Polesella Veneta, in provincia di Rovigo. Da una parte, a Polesella, niente quorum: ha votato solo il 26,99% degli aventi diritto (913 voti), anche se chi ha votato ha detto “sì” nel 75% dei casi (690 cittadini contro 223). Dall’altra parte, a Guarda Veneta, un quorum da “beffa”, il 47,02% degli aventi diritto, ma con una prevalenza del “no” (257 contrari e 207 a favore). Due responsi che, insieme, hanno fatto saltare la fusione.
Cosa che ha lasciato piuttosto perplesso l’assessore Calzavara, che all’epoca ha sottolineato come sia stato “per certi versi il risultato più sorprendente nonostante ci fosse l’unanimità dei consigli comunali: si è forse dato per scontato l’esito, non comprendendo anche le legittime contrarietà”.
In questo 2024 andrà al voto il Comune di Cona, “corteggiato”, se può passare il termine, da Cavarzere per una fusione tale da far nascere un Comune di oltre 15mila abitanti, con trasferimenti importanti per dieci anni da parte dello stato e sgravi da parte della Regione Veneto per i quali varrebbe la pena, quanto meno, di ragionarci. L’amministrazione comunale di Cavarzere, timidamente nella scorsa legislatura, più convintamente in questa, è stata piuttosto proattiva in questo senso. Quella di Cona, invece, è stata piuttosto fredda, frettolosa in certe scelte (la consultazione tra un pugno di cittadini per dire ‘no’ ne è stata il simbolo) e, soprattutto, non ha mai affrontato l’argomento in modo da poterlo spiegare ai cittadini.
La domanda, ora, è una sola: visto che l’assessore Calzavara è promotore delle fusioni, e politicamente è nella stessa coalizione del sindaco di Cona, Alessandro Aggio, ci sarà la possibilità di vedere, quanto meno, un impegno costruttivo nell’illustrarlo ai cittadini, come impegno prima delle prossime elezioni primaverili che lo vedranno ricandidato. Anche perché è bene ricordarlo, l’ultima parola ce l’avrebbero comunque gli elettori.
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