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DRAMMA
11.01.2024 - 11:02
Stefano Voltolina, di Chioggia, era rinchiuso al Due Palazzi per aver commesso violenza sessuale
CHIOGGIA – Shock a Chioggia e al carcere “Due Palazzi” di Padova: Stefano Voltolina, chioggiotto di 26 anni è morto suicida impiccato con la cintura dell’accappatoio. Una tragica morte avvenuta lunedì pomeriggio, quando il ragazzo è stato trovato agonizzante nella sua cella, con l’allarme fatto scattare dai suoi compagni di sezione. Inutili, purtroppo, i tentativi di rianimarlo: Stefano è stato dichiarato morto alle 19 e il suo suicidio apre ancora una volta il dibattito sulla sicurezza all’interno delle strutture carcerarie italiane. Voltolina si trovava nel carcere padovano da agosto, proveniva da un altro istituto e doveva scontare la pena fino al 2028.
La sua reclusione, dovuta a un reato di violenza sessuale, lo relegava in una sezione particolare al primo piano, destinata a detenuti che avevano commesso azioni difficilmente accettate dagli altri carcerati.
Il giovane sembrava, all'apparenza, un ragazzo come tanti, segnato forse da una vita non facile. Nonostante fosse seguito dal punto di vista sanitario e ricevesse farmaci, Stefano ha ceduto al peso del carcere, svelando ancora una volta le problematiche legate alla salute mentale dei detenuti e sollevando interrogativi sulla gestione delle sezioni speciali destinate a reclusi con profili delicati.
Claudio Mazzeo, direttore della Casa di Reclusione, ha espresso tristezza per l'accaduto, sottolineando che Stefano aveva una routine regolare in carcere. Frequentava la scuola, partecipava a corsi di musica, e secondo il direttore, non aveva mostrato segni evidenti di malessere. Al suo arrivo a Padova era però seguito dai medici per una grave forma di depressione. La sua morte ha colpito coloro che lo conoscevano, creando un senso di sgomento nella comunità carceraria. Manuela Mezzacasa, volontaria di Granello di Senape – AltraCittà e sua insegnante alle medie per due anni ha cercato di far emergere la complessità della figura di Stefano. Originario di Chioggia, il giovane aveva trascorso parte della sua vita a Padova, affidato a una casa famiglia.
Figlio di un pescatore con una famiglia numerosa, Stefano era descritto come irrequieto, con una storia scolastica irregolare. Mentre si trovava a Padova in casa famiglia era riuscito a scappare due volte facendo ritorno a Chioggia addirittura in bicicletta. Il sovraffollamento delle carceri e le difficoltà nel seguire i detenuti sono problemi che, al momento, non hanno trovato una corretta soluzione tanto che, nell’ultimo anno e mezzo, in Italia si sono registrati 107 suicidi in carcere, quasi uno ogni 5 giorni.
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