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il caso

Insulto razzista in campo, rabbia e incredulità

Brutto episodio nella partita tra Cavarzere e Monselice. Insultato il capitano Hermes

Il razzismo non lascia il campo

Yasser Hermes

CAVARZERE - La rivalità tra il Cavarzere e il Monselice, tornata in auge negli ultimi anni, regala battaglie senza esclusioni di colpi in campo, e non di rado scintille pure sugli spalti. Tutto, però, nell'alveo di un antagonismo tipico dei derby molto accesi.

Ma quanto successo domenica al “Di Rorai” di Cavarzere - il Monselice si è imposto 1-0 - trascende pesantemente. Il capitano biancazzurro Yasser Hermes, infatti, ha denunciato di aver ricevuto un insulto razzista durante la partita da un giocatore avversario.

A raccontare il triste accaduto, non nuovo in questo periodo, è lo stesso Hermes sui social dopo la partita. "Mi sento di scrivere questo brutto episodio perché se rimango/rimaniamo in silenzio certe cose non si risolveranno mai. Nella vita, nello sport e in qualsiasi contesto esiste una parola chiave: rispetto. Oggi (domenica per chi legge ndr), durante una partita tra due grandi squadre, un giocatore avversario, dopo un contrasto, mi ha detto lanciato un epiteto a sfondo razzista. Per fortuna, grazie anche al loro capitano (Alberto Mantovani ndr), che mi ha portato via, sono riuscito a mantenere la calma".

"Ma quello che vorrei trasmettere con questo messaggio è che siamo noi giocatori a dare l'esempio per combattere il razzismo. Invece, nel 2024, dobbiamo ancora parlare di queste cose. Gente così non ha che fare né con lo sport e né con la vita: al di là della rivalità, del risultato e dell'importanza della partita, bisogna sempre portare rispetto". Il messaggio, che andrebbe mostrato nelle scuole, si è presto diffuso sui social, condiviso dai compagni di squadra".

“Questo brutto episodio è successo a metà primo tempo – specifica Hermes ai nostri taccuini – ho fatto un fallaccio a centrocampo su Barbiero, scusandomi. In quel momento, però, è giunto un suo compagno di squadra, che mi ha detto quell’insulto razzista. L’arbitro non era molto vicino e ha detto di non aver sentito: era dispiaciuto. Stavo per reagire, ma ho pensato alla mia squadra e mantenuto la calma, evitando di dirlo ad alcuni miei compagni e al mister, che magari avrebbero reagito in modo diverso. Anche se, a fine gara, ci sono rimasto molto male”. Una volta finite le ostilità Hermes ha ricevuto le scuse del Monselice, tramite il ds Stefano Loverro.

“Mi ha chiamato e si è scusato a nome della società, ho apprezzato molto. Altri giocatori lo hanno fatto, compreso colui che mi ha insultato: gli ho detto che prima di dire certe cose dovrebbe contare fino a dieci. Probabilmente avrà visto il mio nome straniero e mi ha offeso in quel modo: in realtà sono in Italia da 21 anni e mi sento più italiano che tunisino. Il calcio è uno sport in cui in campo, fino al 90’, talvolta ci si offende, poi tutto finisce lì. Ma certe offese non vanno dette, fanno male. Non c’entrano né con il calcio e né con la vita”, chiude con un altro messaggio esemplare Hermes.

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