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Il caso
20.05.2024 - 02:04
VENEZIA - La notizia è di quelle che fanno sobbalzare sulla sedia: c'è il Dna di Unabomber. Dopo anni di incertezze e indagini senza un colpevole, l'inchiesta sull'attentatore che ha seminato il terrore nel Nordest tra il 1994 e il 2007 sembra finalmente avvicinarsi a una svolta decisiva. Grazie alle nuove tecnologie, i reperti riesaminati hanno fornito elementi utili che potrebbero portare all'identificazione del colpevole. Ma come si è arrivati a questo punto? E quali sono le prospettive future?
LA RIAPERTURA DELL'INCHIESTA
L'inchiesta "bis" su Unabomber è stata riaperta nel 2022, e da allora gli inquirenti hanno lavorato senza sosta per riesaminare i reperti con le tecnologie più avanzate disponibili. A marzo, i periti del Gip hanno deciso di comparare il Dna di quindici persone residenti nelle province di Pordenone e Udine, sospettate all'epoca ma poi scartate. Questo lavoro certosino ha portato alla scoperta di tracce genetiche che potrebbero finalmente risolvere il caso.
IL LAVORO DEGLI INQUIRENTI
Non è stato un compito facile. Gli inquirenti hanno dovuto rintracciare i sospettati, molti dei quali non erano più sotto i riflettori da anni. Alcuni di loro hanno volontariamente fornito il proprio profilo genetico, contribuendo a un'indagine che si preannuncia lunga e complessa. I test sono ancora in corso, e le perizie verranno depositate in tempo per l'udienza di ottobre.
I REPERTI CHIAVE
Tra i reperti riesaminati ci sono formazioni pilifere celate in una bomboletta di stelle filanti, un uovo, un tubo filettato, nastri isolanti sequestrati da confezioni di pomodoro e maionese, rilievi dattiloscopici, un inginocchiatoio, una scatoletta di sgombro, un congegno inserito sotto la sella di una bicicletta e una bottiglia di Coca Cola. Questi oggetti, apparentemente innocui, nascondono tracce che potrebbero finalmente portare all'identificazione di Unabomber.
I SOSPETTATI
Gli undici indagati noti dell'inchiesta includono i fratelli Elvo e Galliano Zornitta, i gemelli Lorenzo e Luigi Benedetti di Sacile, i fratelli Claudio e Dario Bulocchi di Fontanafredda, Luigi Favretto di Tarcento, Angelo La Sala di Lestans di Sequals, Cristiano Martelli di Azzano Decimo, Giovanni Fausto Muccin di Casarsa della Delizia e Luigi Pilloni, un cagliaritano trasferito a Gaiarine. La lista dei sospettati è lunga e variegata, ma il cerchio sembra restringersi.
LE SFIDE DELL'INDAGINE
Nonostante i progressi, l'inchiesta non è priva di ostacoli. Molti dei reperti non sono stati conservati perfettamente, e le tracce sono spesso sovrapposte e mischiate. Questo ha reso il lavoro degli inquirenti ancora più complicato. Inoltre, 24 attentati sono già in prescrizione, e a giugno il procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, che ha voluto la riapertura delle indagini, andrà in pensione.
LA SPERANZA DELLE VITTIME
Le vittime di Unabomber hanno atteso per anni una risposta. Maurizio Paniz, difensore di Elvo Zornitta, l'unico indagato della prima inchiesta la cui posizione venne archiviata, ha espresso preoccupazioni riguardo alla possibilità che questa nuova indagine possa essere una perdita di tempo. Tuttavia, grazie ai progressi della scienza, c'è una rinnovata speranza che il colpevole possa finalmente essere identificato.
IL RUOLO DELLA SCIENZA
La scienza ha giocato un ruolo cruciale in questa nuova fase dell'inchiesta. Le tecnologie avanzate di analisi del DNA hanno permesso di riesaminare i reperti con una precisione mai vista prima. Questo ha portato alla scoperta di tracce genetiche che potrebbero finalmente risolvere il mistero di Unabomber. Ma la strada è ancora lunga, e gli inquirenti devono continuare a lavorare con la stessa dedizione e precisione.
IL FUTURO DELL'INCHIESTA
L'udienza di ottobre sarà un momento cruciale per l'inchiesta. Le perizie verranno depositate, e si spera che possano fornire le risposte che le vittime e l'intera comunità del Nordest attendono da anni. La scienza ha fatto passi da gigante, ma sarà sufficiente per risolvere un caso che ha lasciato un segno indelebile nella storia recente dell'Italia?
UN CASO CHE HA SCONVOLTO IL NORDEST
Tra il 1994 e il 2007, Unabomber ha seminato il terrore nel Nordest con una serie di attentati che hanno colpito Pordenone, Udine, Venezia e Treviso. Le sue azioni hanno lasciato un segno profondo nella comunità, e la sua identità è rimasta un mistero per anni. Ora, grazie alle nuove tecnologie e alla dedizione degli inquirenti, c'è una speranza concreta che il colpevole possa finalmente essere identificato e portato davanti alla giustizia.
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