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Così le cozze aiutano l’ambiente

Nuove calze biodegradabili per l’allevamento dei mitili. In Veneto mille chilometri di reti in meno

Così le cozze aiutano l’ambiente

Nuove calze biodegradabili per l’allevamento dei mitili. In Veneto mille chilometri di reti in meno

CHIOGGIA - Economia circolare per il mare e la mitilicoltura in Veneto, grazie a un impianto di riciclo che riduce la plastica dando nuova vita alle calze usate per l’allevamento delle cozze.

E’ montato su un container, quindi a disposizione dei mitilicoltori che potranno sperimentarlo vicino ai loro allevamenti e portare a riciclo fino a 300 chili di calze (o reti) al giorno. Questa azione del progetto europeo Life Muscles coordinato da Legambiente nazionale, è stata al centro del terzo seminario per mitilicoltori e pescatori che si è tenuto venerdì pomeriggio al Mercato Ittico di Chioggia.

Un’occasione per informare gli addetti ai lavori (e alla tutela) del mare, organizzata in collaborazione con Rom Plastica srl, partner del progetto che a Chioggia ha la sua sede operativa e che oltre ad aver progettato l’impianto mobile di riciclo, produce le calze per l’allevamento dei mitili, sia di polipropilene riciclato che in biopolimero biodegradabile e compostabile.

La sostituzione delle calze tradizionali in polipropilene con nuove calze biodegradabili prodotte grazie alla materia prima fornita da Novamont è, infatti, un’altra azione fondamentale di progetto che ha l’obiettivo di ridurre l’impatto sull’ecosistema marino in caso di dispersione di questi strumenti necessari per allevare i mitili.

Il comparto della mitilicoltura in Veneto contribuisce con circa 10.300 tonnellate, il 16,7% della produzione nazionale di mitili commerciali, che ammonta a circa 62mila tonnellate in totale. I dati Eurostat - riferiti unicamente al prodotto allevato in Italia senza tener conto delle importazioni - fanno emergere che la regione Veneto è seconda solo all’Emilia-Romagna.

Per produrre 10 chili di cozze si utilizza mediamente un metro di rete tubolare, il che vuol dire che in un anno in Veneto si consumano più di mille chilometri di tali reti, che in pratica potrebbero coprire tutta la lunghezza dell’Italia da Nord a Sud.

Il polipropilene, così come gli altri materiali polimerici usati nel quotidiano e anche per l’acquacoltura, se disperso nell’ambiente necessita di centinaia di anni per mineralizzarsi. E sono ormai note le conseguenze delle microplastiche sugli organismi acquatici, delle macroplastiche ingerite dai pesci o delle reti fantasma. Una raccolta più efficace, il riciclaggio e l’introduzione di materiali biodegradabili e compostabili, possono essere una soluzione.

“L’economia circolare in questo caso si pone a servizio della tutela del mare, dei mitilicoltori e dei pescatori - dichiara Piero Decandia, direttore regionale di Legambiente - l’impegno delle aziende del Veneto nel campo del riciclo e dell’innovazione industriale è l’esempio di come la transizione ecologica sia già una realtà. Anche in questo campo, impianti di riciclaggio avanzati vanno incentivati - continua Decandia - ed i prodotti di questi promossi sostenendo i lavoratori del mare che decidono di innovare avendo a cuore l’ambiente”.

Durante il ciclo di vita della cozza, dal seme fino al raggiungimento della taglia commerciale, le reti vengono sostituite due volte in un anno e, poiché l’operazione si compie in mare, una parte di queste può sfuggire al recupero o disperdersi accidentalmente, anche a causa di eventi atmosferici estremi che sono sempre più frequenti.

Per far fronte a questo problema, Rom Plastica srl ha realizzato l’impianto mobile di riciclaggio che sta per essere posizionato proprio in questi giorni presso l’area pilota del Nord del Gargano, a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, ma poi sarà a disposizione degli allevamenti di tutta Italia che vorranno ridurre in modo sensibile l’immissione nell’ambiente di nuovo polipropilene, ma anche godere di un notevole risparmio sui costi di acquisto.

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