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Boom di influenza fuori stagione

Lo dice l'esperta di Malattie infettive a Padova

Picco influenzale alla fine del mese. Ci sono i primi casi gravi

PADOVA - Cosa succede quando i virus respiratori tipici dell'autunno e dell'inverno fanno la loro comparsa in piena primavera? È quello che sta accadendo a Padova, dove molti cittadini si trovano a combattere febbre, tosse e raffreddore proprio alla vigilia delle ferie estive. La situazione è tanto inusuale quanto preoccupante, come conferma Annamaria Cattelan, direttrice dell’Uoc di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedale Università di Padova. "Siamo alle prese con un fatto inedito per questo periodo dell’anno", afferma Cattelan, sottolineando come l'incremento dei casi sia significativo e reale.

Non è solo l'influenza a preoccupare i medici padovani. Dopo un periodo di relativa calma, il Covid-19 è tornato a farsi vedere, anche se in forme meno gravi rispetto al passato. "Dopo un periodo tranquillo siamo tornati a vederne anche tra i ricoverati", prosegue Cattelan, evidenziando come il virus continui a circolare. Le cause di questo ritorno sono molteplici: dal cambiamento climatico con le sue alternanze di caldo e freddo, all'aumento dell'umidità, fino all'abbassamento dell'immunità dovuto all'uso prolungato delle mascherine.

Antonio Broggio, segretario della Fimmg di Padova, conferma l'incremento dei casi di febbre, tosse e mal di gola, ma anche di gastroenteriti. "Vediamo un incremento di febbri, tosse, mal di gola, calo della voce, ma non mancano nemmeno le gastroenteriti", afferma Broggio. La variabilità del clima sembra essere uno dei principali fattori scatenanti. Tuttavia, Broggio sottolinea che, in assenza di sintomi preoccupanti, i medici si limitano a curare i sintomi, e che solitamente questi casi si risolvono più velocemente rispetto all'influenza stagionale.

Come se non bastasse, Padova è alle prese anche con un'epidemia di pertosse che non accenna a rallentare. Lorena Gottardello del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 6 conferma che da inizio anno sono stati registrati 247 casi, di cui un centinaio solo nel mese di maggio. "Era tanto tempo che non vedevamo questi numeri, con casi anche tra gli adulti", afferma Gottardello. La Regione ha inviato una lettera alle aziende sociosanitarie chiedendo di spingere sui vaccini come forma di prevenzione.

Nonostante il vaccino per la pertosse sia obbligatorio, molti genitori tendono a procrastinare le dosi successive. "Stiamo facendo attività nei consultori e tra i ginecologi affinché sensibilizzino le donne incinta a vaccinarsi in modo da passare gli anticorpi ai figli", spiega Gottardello. Il primo anno di vita è infatti quello più a rischio, e i piccoli rischiano di finire in ospedale. Nei primi 12 mesi vanno fatte le tre somministrazioni, con i richiami successivi a 6 e 14 anni. Purtroppo, siamo di fronte a un arretramento di un paio di punti percentuali nella copertura vaccinale.

Ma cosa ha portato a questa situazione inedita? Gli esperti puntano il dito contro il cambiamento climatico e l'abbassamento dell'immunità. L'alternanza di caldo e freddo e l'aumento dell'umidità creano un terreno fertile per la proliferazione dei virus respiratori. Inoltre, l'uso prolungato delle mascherine durante la pandemia ha contribuito a un abbassamento dell'immunità collettiva, rendendo la popolazione più vulnerabile.


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