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IL CASO
26.06.2024 - 07:48
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Veneto ha recentemente emesso una sentenza che ha suscitato un acceso dibattito: il divieto di tenere galli nei pollai situati in aree residenziali. La decisione, presa in risposta alle lamentele di un cittadino di Chirignago, a Mestre, ha messo in luce le tensioni tra il diritto al silenzio e la tradizione dell'allevamento domestico.
Il caso ha avuto origine dalle lamentele di un residente di Chirignago, che ha segnalato al Comune di Venezia il disturbo causato dal canto dei galli, che si protraeva per quindici ore al giorno, dalle 3 del mattino fino alle 18. Il Comune, recependo le rimostranze, ha imposto al proprietario dell'allevamento di eliminare i galli, consentendo però la presenza di cinquanta galline. Il TAR del Veneto, presieduto da Leonardo Pasanisi e composto dai giudici Nicola Bardino e Filippo Dallari, ha rigettato il ricorso del proprietario dei galli, confermando la decisione del Comune. La sentenza ha sottolineato che "le modalità di gestione dell’allevamento famigliare devono essere compatibili con le regole della civile convivenza e del benessere animale".
Il proprietario dell'allevamento, attraverso la sua legale Roberta Carraro, ha annunciato l'intenzione di ricorrere al Consiglio di Stato. La Carraro ha criticato la decisione del TAR, sostenendo che il Comune non ha svolto alcuna verifica oggettiva del disturbo acustico, basandosi unicamente sulle lamentele di un singolo vicino. "Non si possono eliminare gli animali sulla base delle lamentele di un solo vicino", ha dichiarato la Carraro, sottolineando la necessità di accertare se il disturbo sia percepito in modo soggettivo o oggettivo.
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