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LA TRAGEDIA DI GIULIA
23.09.2024 - 13:47
VENEZIA - Oggi la Corte d'Assise di Venezia dà il via a uno dei processi più attesi dell'anno: quello contro Filippo Turetta, accusato dell'omicidio premeditato di Giulia Cecchettin. Un caso che ha scosso l'intera nazione, non solo per la brutalità del crimine, ma anche per le implicazioni sociali e psicologiche che porta con sé. Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha chiesto un milione di risarcimento per la morte della ragazza.
L'aula del tribunale di Venezia, a Piazzale Roma, è stata preparata con cura per evitare il clamore mediatico. I posti a sedere sono stati numerati e suddivisi equamente tra stampa e pubblico. Il presidente del collegio giudicante, Stefano Manduzio, e la giudice Francesca Zancan hanno effettuato un sopralluogo per assicurarsi che tutto fosse in ordine. Il pubblico ministero Andrea Petroni ha presentato una lista di 28 testimoni, tra cui investigatori dei carabinieri e amiche della vittima, che aiuteranno a ricostruire la tragica vicenda. La famiglia di Giulia, rappresentata dall'avvocato Stefano Tigani, sarà presente in aula, portando con sé il peso di un dolore incommensurabile.
Filippo Turetta, il giovane padovano accusato del delitto, ha scelto di non presentarsi in aula, una decisione concordata con il suo legale, Giovanni Caruso. L'obiettivo è mantenere un profilo basso e restare lontano dalle telecamere, almeno per il momento. Questa scelta potrebbe influenzare la percezione pubblica del caso, ma non altera il corso della giustizia.
Le accuse contro Turetta sono gravi: omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà e dai legami affettivi, occultamento di cadavere, porto d'armi e stalking. La Procura ha raccolto prove schiaccianti, tra cui decine di migliaia di messaggi e la "georeferenziazione" del cellulare di Giulia, che dimostrano un comportamento ossessivo e persecutorio. Il corpo di Giulia è stato ritrovato una settimana dopo la sua scomparsa, nascosto in una scarpata vicino al lago di Barcis. La giovane bio-ingegnera è stata brutalmente uccisa con 75 coltellate, un atto di violenza che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva.
La linea difensiva di Turetta, rappresentata dall'avvocato Giovanni Caruso, si concentra sull'eliminazione dell'aggravante della premeditazione. Durante il primo interrogatorio, Turetta ha cercato di giustificare la presenza di coltelli, scotch e altri oggetti nella sua auto, affermando che erano destinati a scopi diversi, come pensieri suicidi o necessità quotidiane. Questa strategia mira a dimostrare che il delitto non era pianificato, ma frutto di un impulso momentaneo. Tuttavia, le prove raccolte dalla Procura, tra cui una lista di cose da fare per uccidere Giulia, mettono in dubbio questa versione dei fatti.
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