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veneto
14.12.2024 - 15:03
MESTRE - L’Ospedale Angelo di Mestre si conferma tra i migliori in Italia per la gestione dell’infarto miocardico acuto. La Cardiologia mestrina, infatti, riesce a eseguire l’angioplastica, intervento cruciale per il trattamento del cuore in crisi, entro novanta minuti dalla diagnosi in più del 70% dei pazienti, un risultato che supera ampiamente la media nazionale che si attesta intorno al 50%. Questo dato emerge dal Programma nazionale esiti (Pne), che premia la tempestività e l'efficacia del trattamento nell’ospedale mestrino, ponendolo tra i primi tre presidi veneti per ricoveri legati all’infarto.
Non solo un modello di tempestività, ma anche di qualità. La mortalità dei pazienti con scompenso cardiaco trattati all'Angelo è dell'1,93% a 30 giorni, ben al di sotto della media nazionale che è del 9,63%. "I dati ufficiali confermano il mantenimento di uno standard di qualità molto alto per la Cardiologia di Mestre nella cura delle patologie cardiache. Il trattamento precoce dell’infarto miocardico acuto con angioplastica primaria è solo un esempio del nostro impegno", afferma Sakis Themistoclakis, primario della Cardiologia.
La velocità di intervento, spiegata dal primario, è cruciale: "In caso di infarto miocardico acuto, l'importanza della rivascolarizzazione è primaria e deve essere effettuata entro tempistiche precise per salvare il più possibile il muscolo cardiaco". L’angioplastica, infatti, è l’intervento che permette di riaprire le arterie coronarie ostruite, ripristinando il flusso sanguigno verso il cuore e riducendo il danno ischemico.
Proprio di queste tematiche, e di come gestire le patologie cardiache acute, si è parlato nell'undicesima edizione del "Convegno sulla patologia cardiaca acuta", tenutosi a Mestre il weekend scorso. Il convegno ha visto la partecipazione di oltre 200 cardiologi, tra i più esperti del territorio. La responsabile dell’Unità di terapia intensiva cardiologica (Utic) di Mestre, Ada Cutolo, ha sottolineato l'importanza di un approccio integrato nella cura dei pazienti critici: "La cura delle patologie cardiache acute è una sfida continua per la moderna cardiologia. Le Unità di terapia intensiva cardiologica sono fondamentali per la gestione delle emergenze cardiologiche, in quanto accolgono i pazienti più gravi, che necessitano di un monitoraggio intensivo e di una gestione qualificata".
Le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morte in Europa, superando anche i tumori. "L’infarto miocardico acuto rappresenta una delle patologie cardiovascolari più frequenti, con oltre 100 mila ricoveri annuali in Italia e circa 7.200 solo in Veneto", ha ricordato Themistoclakis, precisando che la cardiopatia ischemica è la principale causa di morte per malattie cardiovascolari, responsabile del 38% dei decessi nelle donne e del 44% negli uomini. Tuttavia, ha rassicurato: "Gli attuali trattamenti farmacologici e interventistici hanno ridotto la mortalità per infarto miocardico del 30% in dieci anni".
La cardiopatia ischemica è anche la causa principale di morte improvvisa. "La morte improvvisa, dovuta principalmente a aritmie ventricolari rapide che provocano l’arresto cardiaco, è responsabile del 75% degli eventi", ha spiegato il primario. A questo proposito, i defibrillatori impiantabili e l’ablazione transcatetere, che consente di trattare le aritmie maligne, sono strumenti fondamentali per salvare vite e ridurre il rischio di recidive fino all’80%.
Un’altra patologia sempre più frequente è lo scompenso cardiaco, che colpisce circa l'1% della popolazione sotto i 55 anni e oltre il 10% degli over 70. "Lo scompenso cardiaco è una condizione con un alto tasso di mortalità, con il 7,2% dei pazienti che muoiono entro un anno e un tasso di ospedalizzazione del 32%. In forma acuta, la mortalità sale al 17% con un tasso di ospedalizzazione del 44%", ha dichiarato Themistoclakis.
In conclusione, l'Ospedale Angelo di Mestre continua a rappresentare un punto di riferimento per la cardiologia veneta, offrendo trattamenti innovativi e tempestivi che migliorano significativamente le possibilità di sopravvivenza dei pazienti con patologie cardiache acute. "La buona notizia - conclude il primario - è che la medicina moderna ci ha permesso di ridurre i rischi legati a queste patologie, migliorando la qualità della vita e la prognosi a lungo termine dei pazienti".
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