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Venezia
26.12.2024 - 12:40
Un grave episodio di razzismo e omofobia ha segnato la visita di un gruppo di studenti dell’Istituto Archimede di Napoli a Venezia. I venti giovani, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, si trovavano nella città lagunare per partecipare a un ballo storico, accompagnati dalla dirigente scolastica Mariarosaria Stanziano. L’esperienza, organizzata per avvicinare i ragazzi alla cultura e alle tradizioni italiane, è stata oscurata da insulti e cori discriminatori ricevuti durante il soggiorno.
La denuncia è arrivata attraverso un post su Facebook della stessa dirigente, che ha raccontato l’accaduto con dolore. “Un aspetto che ci ha profondamente addolorati è stato il dover subire, in una città come Venezia, lucente per arte e storia, degli assurdi cori razzisti all’indirizzo dei miei ragazzi”, ha scritto Stanziano. Gli studenti sono stati presi di mira per il loro accento napoletano e per gli abiti storici indossati in occasione del ballo, venendo apostrofati con insulti omofobi e razzisti.
La dirigente ha spiegato che i ragazzi sono stati definiti “gay, checche o troie” per i loro costumi, e bersagliati di commenti denigratori solo per la loro provenienza geografica. “È stata una cattiveria ingiustificata e assurda contro ragazzi rispettosi, solari e allegri”, ha sottolineato.
Nonostante l’amarezza per l’accaduto, Stanziano ha voluto ribadire l’orgoglio per i suoi studenti, che hanno partecipato al prestigioso Gran Ballo di Natale, svoltosi in un lussuoso albergo del centro storico veneziano. “I nostri ragazzi, che conoscono realtà difficili come il Conocal e il Bronx di Ponticelli, hanno danzato con dame e cavalieri provenienti da tutta Italia in uno scenario di grande raffinatezza. È stato un motivo di enorme orgoglio che nessun pregiudizio potrà mai cancellare”.
La dirigente ha già informato l’assessore alla scuola della Regione Campania e intende scrivere una lettera aperta al sindaco di Venezia e al governatore del Veneto per denunciare l’episodio. Il caso solleva interrogativi su quanto lavoro sia ancora necessario per contrastare discriminazione e pregiudizio, soprattutto quando colpiscono giovani impegnati a costruire ponti di cultura e dialogo.
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