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VENETO
25.01.2025 - 16:32
VENEZIA - Gli imprenditori veneti preoccupati per le conseguenze che potrebbero derivare dall’introduzione dei dazi imposti dall’amministrazione Trump e dall’impennata dei costi energetici. L’economia della regione, già messa alla prova negli anni recenti, rischia di essere ulteriormente colpita da queste due criticità, con possibili ricadute negative sui bilanci delle aziende, sui consumi delle famiglie e, in ultima analisi, sull’intero tessuto economico.
Secondo le stime dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, se il prezzo medio del gas si stabilizzasse a 50 euro per MWh nel 2025, il costo delle bollette per il sistema imprenditoriale del Veneto crescerebbe di 1,5 miliardi di euro rispetto al 2024. Questo aumento del 19,3% porterebbe la spesa complessiva per l’energia a 9,5 miliardi di euro, di cui 7,1 miliardi per l’elettricità e 2,4 miliardi per il gas. Numeri che rischiano di mettere in ginocchio molte aziende, specialmente quelle più energivore.
L’introduzione dei dazi sulle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti rappresenta un ulteriore fattore di rischio. Gli USA sono il terzo mercato per le esportazioni venete, con un valore complessivo di 7,5 miliardi di euro nel 2023, pari al 9,1% dell’intero export regionale. Settori chiave come macchinari, occhialeria, prodotti farmaceutici, alimenti e bevande, tessile e calzature potrebbero risentire di una contrazione delle vendite. Tuttavia, secondo gli esperti, i danni provocati dai dazi potrebbero essere meno incisivi rispetto alle conseguenze del caro energia, che rappresenta una minaccia più immediata e diretta per la competitività delle imprese.
L’intersecarsi di queste problematiche potrebbe condurre il Veneto verso una fase di stagflazione, uno scenario caratterizzato da crescita economica stagnante e alta inflazione. Un rischio già osservato nei primi anni post-Covid, quando l’impennata dei prezzi energetici e l’aumento del costo della vita hanno eroso il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. Questo potrebbe ripetersi, accentuando le difficoltà delle famiglie e delle aziende, con conseguenze a catena sull’intera economia regionale.
Per evitare una crisi economica profonda, le priorità devono essere chiare. A livello europeo, è fondamentale introdurre un tetto al prezzo del gas per arginare le speculazioni sui mercati energetici. Inoltre, l’Italia deve fare buon uso dei fondi del PNRR, sfruttando al meglio i 130 miliardi di euro ancora disponibili. Secondo la BCE, l’utilizzo efficace di queste risorse potrebbe incrementare il PIL nazionale dell’1,9% entro il 2026 e dell’1,5% fino al 2031.
Infine, è cruciale sostenere i consumi interni, evitando che l’inflazione torni a salire. Un crollo della domanda interna potrebbe infatti amplificare gli effetti negativi del rallentamento economico in corso, aggravando ulteriormente le difficoltà delle imprese e delle famiglie venete.
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