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Chioggia

“Abbiamo perso l’eredità di Donin”

Pino Penzo interviene a due anni dalla scomparsa del direttore di Arteven, che aveva sposato il progetto "Chioggia capitale della cultura"

“Abbiamo perso l’eredità di Donin”

CHIOGGIA - Poco più di due anni fa Chioggia entrava tra le dieci finaliste di Capitale italiana della cultura 2024. Allora, alla guida del comitato promotore, c’era Giuseppe Penzo che, sul proprio profilo Facebook, ha ricordato Pierluca Donin, compianto direttore di Arteven, scrivendo: “Corso una maratona con le scarpe slacciate”. Penzo ha ricordato alcune frasi scritte da Donin, scomparso nell’agosto del 2023 per malattia, subito dopo l’annuncio dell’entrata di Chioggia tra le finaliste.

“Il merito è senza dubbio del Comitato promotore capitanato dall’inossidabile Pino Penzo che può già mettere a curriculum questo risultato - le parole di Donin - a lui e alla energica squadra che lo ha accompagnato devono andare i complimenti da parte di tutta la città. Basta scetticismo e basta mettere cappelli se non in testa. Adesso è giunto il momento per i cittadini, riconoscendo il grande lavoro del Comitato, di partecipare anche con piccoli gesti. Se potete mettere l’auto in garage mettetela o lasciatela fuori e fate due passi, se potete mettere dei fiori alle finestre metteteli, se potete non buttare per terra le cicche non buttatele, se potete spiegare al vostro cane come si fa a farla su un foglio di giornale e non capisce perché non è abituato portate i sacchettini, se potete non buttate in canale rifiuti o peggio nafta, se potete inserite le cassettine di polistirolo nel bidone dell’indifferenziata, se ce la fate non lasciate barattoli di birra vuoti sui balconi al piano terra, se non siete credenti rispettate le icone religiose della quale la città è piena perché qualche volta i vostri avi hanno beneficiato anche di quelle preghiere, se vi va l’idea di vivere in un luogo magico dove non tutti hanno il privilegio di starci abbiatene rispetto e fatelo rispettare. Noi siamo i custodi e non gli eredi".

Donin per anni ha contribuito a portare la cultura con la “C” maiuscola nel tessuto sociale della sua città. Ma per Penzo, i suoi insegnamenti e i suoi appelli, a tre anni di distanza da quel traguardo raggiunto che poi non si è concretizzano nella vittoria finale, sono andati perduti. “Un traguardo che – racconta ora Penzo - nei fatti, si è rivelato effimero come una barchetta di carta nel Canal Vena. L’elogio al gruppo promotore, oggi suona come il ricordo di una squadra che ha corso una maratona con le scarpe slacciate. Ma il vero colpo di scena è l'invito ai cittadini: fiori sui balconi, cicche nei cestini, niente nafta nei canali. Insomma, la rivoluzione civica in dieci semplici mosse. Il tutto accompagnato da un pizzico di mistica popolare sulle icone religiose.” Secondo Penzo si poteva fare di più in questi anni. “La frase più memorabile di Donin resta ‘Noi siamo i custodi e non gli eredi’, peccato che, dopo tre anni – conclude Penzo - i custodi sembrano aver perso le chiavi".

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