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VENETO

"Morire sul lavoro non è mai una fatalità"

Le parole del segretario nazionale Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista

"Morire sul lavoro non è mai una fatalità"

CHIOGGIA – Morte di Andrea Canzonieri, il giovane vittima del drammatico incidente sul lavoro nella mattinata di venerdì 21 febbraio  in un cantiere a Sottomarina, il Partito della Rifondazione Comunista, attraverso le parole del segretario nazionale Maurizio Acerbo e del segretario regionale veneto Paolo Benvegnù, chiede un intervento deciso per fermare quella che definiscono una "catena infernale di omicidi sul lavoro".

Secondo Rifondazione Comunista, le cause di questi incidenti non sono casuali, ma il risultato di un sistema che mette il profitto al di sopra della sicurezza dei lavoratori. "Morire sul lavoro non è mai una fatalità – dichiarano Acerbo e Benvegnù – le cause sono note: mancanza di controlli adeguati, precarietà, appalti e subappalti al ribasso".

Il partito sostiene con forza i referendum promossi dalla CGIL per l’abolizione delle norme che, secondo loro, rendono il lavoro sempre più precario, sottopagato e insicuro. Inoltre, torna a chiedere l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, affinché i responsabili di incidenti mortali non rimangano impuniti.

Nel loro comunicato, Acerbo e Benvegnù esprimono il loro cordoglio alla famiglia del giovane operaio deceduto a Chioggia e ribadiscono il loro impegno per ottenere verità e giustizia. "Siamo pronti a sostenere ogni mobilitazione necessaria per fermare questa strage nei luoghi di lavoro".

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