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veneto
18.04.2025 - 12:48
VENEZIA - Negli ultimi due anni i prezzi delle materie prime alimentari sono schizzati alle stelle, e il cacao è senza dubbio l'emblema di questa crisi. Se nell’estate del 2022 una tonnellata di cacao costava attorno ai 2.000 dollari, oggi quel valore è quintuplicato, superando i 10mila dollari a tonnellata. Un livello che sfiora il record assoluto dei 12.000 dollari, raggiunto nella primavera del 2024 secondo i dati raccolti da Trading Economics.
Il burro, ingrediente fondamentale per moltissimi dolci tradizionali – in primis quelli pasquali – non presenta una dinamica così estrema, ma l’incremento resta significativo: una ricerca condotta da Assoutenti in collaborazione con il Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) ha rilevato un aumento medio del 48,8% dal 2021. Alla fine del 2024 il prezzo medio al dettaglio ha toccato i 13,35 euro al chilo.
Anche il mercato delle farine ha vissuto fasi di forte instabilità tra il 2023 e il 2025, con oscillazioni rilevanti. Il risultato? In vista della Pasqua 2025, molti media nazionali hanno iniziato a parlare di “caro uova” e “caro colombe”, stimando un possibile aumento dei prezzi al consumo fino al 30% rispetto all’anno scorso.
Tuttavia, in un panorama dominato da questi segnali d’allarme, arriva una voce rassicurante dal mondo dell’artigianato dolciario. Gli artigiani della CNA di Padova e Rovigo, attraverso il loro referente Nicola Verdicchio, invitano a non cedere al panico. «Siamo di fronte a una stagione di lungo periodo di aumenti delle materie prime – afferma Verdicchio – principalmente di cacao e burro, elementi chiave nei dolci pasquali. Ma non siamo affatto sicuri che gli aumenti di cui si parla si rifletteranno automaticamente sui prezzi finali al consumatore, almeno non nel nostro territorio».
Secondo CNA, i pasticceri, panificatori e cioccolatieri locali sono profondamente legati al territorio, alla propria clientela, alla fiducia costruita con anni di lavoro. Questo legame spinge molti di loro a contenere gli aumenti, anche a costo di ridurre i propri margini di guadagno. «Non è una scelta semplice né indolore – continua Verdicchio – ma è dettata dalla volontà di tutelare il rapporto diretto con i clienti e la reputazione costruita nel tempo».
Oltre alla tenuta dei prezzi, gli artigiani stanno rispondendo alla crisi con creatività e capacità di adattamento. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le colombe “alternative”: da quelle gluten free alle vegane, dalle gourmet a quelle a basso contenuto di zucchero, fino ai prodotti realizzati con lievito madre e ingredienti a km zero. Un modo per intercettare nuove fasce di consumatori e rispondere a esigenze sempre più diversificate.
La conferma arriva da una delle realtà artigiane del territorio, la Pasticceria Mazzucato di Saccolongo, che per la Pasqua 2025 ha lanciato una colomba salata. «È una proposta pensata per chi preferisce il salato al dolce – racconta la titolare, Laura Agostini – la base dell’impasto è salata, arricchita con olive, capperi o pomodorini secchi. La suggeriamo per l’aperitivo o come proposta gastronomica alternativa».
Anche sul fronte dei gusti tradizionali, le tendenze stanno cambiando. «Il pistacchio, che fino a qualche anno fa era richiestissimo, oggi è in leggera discesa – prosegue Agostini – mentre sono sempre di più i clienti che ci chiedono dolci con il caramello salato, una moda ormai consolidata».
Quanto ai prezzi, la scelta della pasticceria è chiara: niente rincari rispetto allo scorso anno. «Sì, i costi delle materie prime sono saliti, e non di poco. Ma ci siamo organizzati per contenerli. Per esempio, mentre in molti usano preparati pronti a cui basta aggiungere ingredienti freschi, noi produciamo tutto da zero. Usiamo lievito madre fatto in casa, farina e burro di alta qualità, uova fresche. È un approccio più impegnativo, ma ci permette di avere un controllo maggiore sul costo e sulla qualità del prodotto. E alla fine riusciamo a risparmiare, evitando di gravare sul cliente finale».
La farina, ad esempio, viene acquistata a circa 1,5 euro al chilo; il burro, pur essendo arrivato a costare anche 12 euro al chilo, viene dosato con cura e valorizzato in preparazioni dove ogni grammo ha un peso specifico nella riuscita del dolce. Un modo di lavorare che, oltre a contenere i costi, consente di offrire al pubblico un prodotto autentico, genuino, ricco di sapore.
In definitiva, questa Pasqua 2025 si annuncia più cara solo sulla carta. Nella realtà quotidiana delle botteghe e dei laboratori artigiani, si lavora sodo per continuare a offrire qualità, gusto e tradizione senza gravare troppo sul portafoglio dei consumatori. E se è vero che la crisi impone scelte difficili, è altrettanto vero che l’artigianato continua a dimostrare una straordinaria capacità di resistere e reinventarsi. Con passione, con serietà, con quella creatività tutta italiana che trasforma ogni colomba in un gesto d’amore per il territorio.
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