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Veneto
13.05.2025 - 12:47
VENEZIA - Una famiglia veneta spende in media 88 euro al mese per la mensa scolastica nella scuola dell'infanzia e 89 euro nella primaria. È quanto emerge dall’VIII Indagine nazionale sulle mense scolastiche realizzata da Cittadinanzattiva, che ha analizzato i costi in tutti i capoluoghi di provincia, prendendo come riferimento una famiglia composta da due genitori e un figlio minore, con un reddito lordo annuo di 44.200 euro e un ISEE di 19.900 euro.
A livello regionale, il Veneto si colloca tra le zone con una spesa intermedia: si paga meno che in Emilia Romagna, dove si toccano i 108 euro mensili, ma più che in Sardegna, dove il costo è in media di 61 euro per l’infanzia e 64 per la primaria. Nei capoluoghi veneti si va dai 65 euro al mese di Vicenza ai 122 di Belluno. A Venezia e Rovigo, il costo medio si attesta sugli 80 euro mensili.
La rilevazione segnala un incremento dei costi di circa l’1% rispetto all’anno precedente, con differenze significative a livello territoriale. In Sicilia, ad esempio, si è registrato un aumento del 13% nella scuola dell’infanzia e dell’8% nella primaria, mentre in Basilicata le tariffe sono calate del 6%.
L’indagine include anche un’analisi della distribuzione delle mense scolastiche in Italia. Secondo l’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, poco più di un terzo degli edifici scolastici – 13.865 su 40.133 – è dotato di una mensa. La copertura è fortemente disomogenea: al Sud solo il 22% degli edifici dispone di una mensa, mentre al Nord la percentuale è del 43,1% e al Centro del 41,2%. In Campania e in Sicilia la disponibilità scende rispettivamente al 15,6% e al 13,7%. La Valle d’Aosta è invece la regione con la maggiore presenza di mense (72%).
Per ridurre il divario tra Nord e Sud, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto finanziamenti per la realizzazione di nuove mense. Secondo i dati della piattaforma Regis, aggiornati a dicembre 2024, sono stati approvati 961 interventi in tutta Italia. Il 58% dei fondi avrebbe dovuto essere destinato alle regioni meridionali, ma nelle graduatorie finali il Sud e le Isole risultano assegnatarie del 50,88% degli interventi e solo del 37% delle risorse economiche. Il Nord ha ricevuto il 48,6% dei fondi, il Centro il 14,7%.
Delle opere finanziate, 516 riguardano la costruzione di nuove mense. Al Sud e nelle Isole si concentrano 228 di questi interventi, pari al 44%.
Il report completo è disponibile sul sito web di Cittadinanzattiva, dove vengono illustrati i dati regionali, i costi medi a pasto e mensili, e l’impiego dei fondi PNRR destinati alla ristorazione scolastica.
Una mensa scolastica equa, accessibile, trasparente e soprattutto riconosciuta come servizio pubblico essenziale. È questa la richiesta che emerge dal documento di proposte redatto da Cittadinanzattiva, che torna a puntare i riflettori sulla qualità e l’equità del servizio di ristorazione scolastica in Italia.
“Occorre affrontare con urgenza i nodi strutturali del sistema”, affermano i promotori, che chiedono l’istituzione di un tavolo permanente e un’indagine conoscitiva nazionale. L'obiettivo è raccogliere dati concreti sull’effettiva disponibilità e sui costi delle derrate alimentari, con particolare attenzione ai prodotti biologici, e assicurare maggiore trasparenza lungo tutta la filiera di approvvigionamento. Non solo: servono regole chiare sulla definizione e il rispetto dei menù, una revisione del sistema di appalti pubblici, e un monitoraggio sistematico dei programmi legati alla distribuzione di frutta, verdura e pasti biologici.
Sul fronte economico, Cittadinanzattiva insiste sulla necessità di impedire qualunque forma di esclusione dei bambini a causa delle difficoltà economiche delle famiglie. “Le mense devono essere accessibili a tutti: non possiamo permettere che la povertà alimentare si trasformi in una nuova forma di discriminazione scolastica”, sottolineano. Per questo si chiede un allargamento delle fasce di esenzione, la definizione di tariffe più eque e la loro omogeneizzazione almeno su base macroregionale, distinguendo tra Nord, Centro e Sud.
Al centro delle proposte anche il Fondo per il contrasto alla povertà alimentare scolastica, previsto dall’ultima legge di Bilancio e destinato ai Comuni per garantire l’accesso gratuito alla mensa agli alunni della scuola primaria in condizione di disagio economico. Secondo Cittadinanzattiva, il fondo va incrementato, stabilizzato e reso operativo al più presto attraverso l’emanazione del relativo decreto attuativo.
Un altro passaggio chiave riguarda le strutture. L’associazione propone un piano quinquennale successivo al PNRR per costruire nuove mense e garantire il tempo pieno, partendo dalle scuole primarie nelle aree più svantaggiate del Paese: Sud, zone interne e territori ultra-periferici.
Non manca l’attenzione al ruolo delle famiglie. Le Commissioni Mensa dovrebbero essere potenziate, con la presenza assicurata di almeno un genitore di bambini con diete speciali. È fondamentale, secondo i promotori, individuare strumenti comuni per monitorare e valutare il servizio su tutto il territorio nazionale, valorizzando le buone pratiche già in atto.
Infine, Cittadinanzattiva chiama in causa anche gli studenti, che dovrebbero diventare protagonisti attivi dei percorsi di educazione alimentare, trasformandosi in “informatori di salute” nelle scuole e nelle famiglie. In questa visione, anche la battaglia contro il cibo spazzatura trova spazio: nei distributori automatici delle scuole, propongono, dovrebbero trovare posto solo prodotti freschi, naturali e, quando possibile, locali.
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