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VENETO
02.06.2025 - 13:07
VENEZIA – Giocare d’azzardo all’interno di un’attività commerciale riconosciuta come “storica” dalla Regione Veneto potrebbe presto non essere più consentito. È quanto prevede un disegno di legge regionale presentato dalla capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin, con l’appoggio di altri esponenti dell’opposizione, tra cui Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Renzo Masolo e Andrea Zanoni (Europa Verde) e il portavoce delle opposizioni Arturo Lorenzoni.
L’iniziativa legislativa punta a modificare la legge regionale n.38 del 2019, in particolare l’articolo 7, introducendo un vincolo preciso: per essere iscritti nell’elenco dei “luoghi storici del commercio”, non si dovrà ospitare all’interno dell’esercizio slot machine o altre attrezzature dedicate al gioco d’azzardo. Un’esclusione che, nelle intenzioni della proponente, punta a tutelare il valore culturale, sociale e identitario di queste attività radicate nel territorio.
«Lo scorso marzo – spiega Baldin – molti negozi veneti con oltre quarant’anni di storia hanno ottenuto il riconoscimento di luogo storico. Ma non possiamo premiare la continuità d’impresa senza considerarne anche il valore etico. La presenza di slot machine è in netta contraddizione con la promozione di un commercio di prossimità virtuoso e con la lotta alla ludopatia».
Il fenomeno, d’altronde, assume proporzioni rilevanti in Veneto: si parla di 5 miliardi di euro raccolti dal gioco d’azzardo nella sola regione. La legge proposta mira dunque a inserire un criterio di esclusione per chi, pur godendo dello status di esercizio storico, favorisca la dipendenza da gioco, con sanzioni amministrative comprese tra i 2.000 e i 6.000 euro e la cancellazione dal registro ufficiale come pena accessoria.
Baldin sottolinea come le slot rappresentino un problema sociale conclamato: «Producono isolamento, distruzione economica e relazionale, e sono in evidente contrasto con l’idea di un negozio che tramanda la memoria collettiva e la cultura del lavoro». Il traguardo auspicato è l’approvazione della norma entro il prossimo bando regionale, in modo da orientare fin da subito i requisiti di accesso ai fondi pubblici verso modelli sostenibili e responsabili.
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