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Nelle reti finiscono squali e razze

I ricercatori dell’università di Padova accendono i riflettori per salvare la biodiversità.

Nelle reti finiscono squali e razze

Sempre più squali nelle acque dell’Adriatico

CHIOGGIA - Squali e razze nell’Alto Adriatico: l’università di Padova accende i riflettori su una presenza sempre più massiccia, con l’obiettivo di salvare la biodiversità e l’economia del mercato ittico.

I ricercatori della stazione idrobiologica Umberto D’Ancona dell’università di Padova a Chioggia, infatti, organizzano per venerdì 13 giugno, alle 16, nella sala riunioni del mercato ittico all’ingrosso, un incontro pubblico con i pescatori delle marinerie di Chioggia e del golfo di Venezia.

“Sarà l’occasione per presentare i risultati dei dati raccolti su squali e razze in Alto Adriatico nei passati vent’anni di monitoraggi scientifici basati su visite al mercato ittico e uscite in peschereccio - spiega Alberto Barausse, del dipartimento di biologia dell’università di Padova - a causa della loro elevata vulnerabilità, squali e razze sono infatti spesso a rischio di estinzione e oggetto di particolare attenzione a livello nazionale ed internazionale”.

Nel caso dell’Adriatico, le razze e gli squali presenti sono soprattutto animali di piccole-medie dimensioni come palombi, spinaroli e gattucci, quindi specie che sono anche una risorsa per la pesca commerciale. I ricercatori della stazione idrobiologica lavorano su queste specie vulnerabili già dal 2006 e fin da subito in stretta collaborazione con i pescatori dell’Alto Adriatico.

“La scelta da parte dei ricercatori di collaborare col mondo della pesca sottolinea come i pescatori siano fondamentali portatori d’interesse che devono essere coinvolti nella gestione delle risorse per giungere a decisioni condivise e quindi sostenibili - dice Carlotta Mazzoldi, dipartimento di biologia dell’università di Padova - inoltre, i pescatori hanno spesso una profonda conoscenza dell’Adriatico che nasce da anni di esperienza data dal lavoro in mare, a volte tramandata fra generazioni. Tale ‘conoscenza ecologica locale’ com’è chiamata in letteratura, può fornire indicazioni e prospettive complementari alle informazioni scientifiche già disponibili ai ricercatori e va quindi valorizzata”.

Scopo dell’incontro, oltre a quello di informare il vasto pubblico sull’argomento, è anche quello di sviluppare collaborazioni e sinergie fra ricercatori e pescatori e discutere idee gestionali che tengano in considerazione sia l’ambito biologico, con le necessità di squali e razze, che le necessità dei pescatori, perché la vera sostenibilità deve essere non solo ambientale ma anche sociale ed economica.


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