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Moto ondoso e sicurezza: la Regione accoglie le richieste delle associazioni sportive lagunari

Il tema al centro di un incontro a Palazzo Ferro Fini

Moto ondoso e sicurezza: la Regione accoglie le richieste delle associazioni sportive lagunari

VENEZIA – Il moto ondoso minaccia ogni giorno la stabilità di Venezia, mettendo a rischio la sicurezza di chi la abita e di chi naviga nelle sue acque. È stato questo il cuore del dibattito che si è tenuto oggi a Palazzo Ferro Fini, dove il consigliere regionale Jonatan Montanariello (Pd), vicepresidente della commissione Trasporti, ha ribadito l’urgenza di un intervento coordinato.

«Parliamo di un fenomeno che non solo mina le fondamenta della città, ma mette a repentaglio la sicurezza dei veneziani e di chi frequenta quotidianamente la laguna», ha dichiarato Montanariello. Il consigliere ha ricordato la risoluzione approvata lo scorso marzo dal Consiglio regionale, da lui promossa e sottoscritta anche dalle colleghe Vanessa Camani, Anna Maria Bigon, Chiara Luisetto e Francesca Zottis. Un documento che chiede alla Giunta di farsi parte attiva nel coinvolgimento di tutte le autorità competenti, per giungere finalmente alla definizione di un Piano di gestione del traffico acqueo.

«Porteremo la questione anche in Parlamento, perché serve una risposta nazionale. La navigazione va resa sicura per tutti», ha aggiunto.

All'incontro hanno preso parte anche i rappresentanti del “Gruppo Insieme”, un coordinamento che raccoglie 42 associazioni sportive impegnate nella voga, vela e motonautica, realtà che vivono ogni giorno le criticità del traffico lagunare. Tra i portavoce, Marco Ghinami, delegato della Reale Società Canottieri Francesco Querini, ha ricordato come il gruppo sia nato nel 2019, dopo una serie di incidenti nautici che hanno coinvolto atleti e appassionati.

«Siamo nati per reagire a una situazione che diventava insostenibile – ha spiegato –. Troppo traffico, nessun controllo, poca cultura della sicurezza e della tutela del patrimonio. Il profitto viene sempre prima dell’ambiente e della salute».

Nel corso degli anni il gruppo ha portato avanti una costante azione di pressione e sensibilizzazione. Qualcosa è stato ottenuto, ha ammesso Ghinami, ma non basta: «Serve un Registro unico dei natanti, l’obbligo di GPS differenziali su tutte le imbarcazioni e uno scalo merci unico e organizzato. Solo così si può davvero controllare il traffico acqueo».

Lucio Conz, della Canottieri Giudecca, ha sottolineato come il moto ondoso sia un tema antico, irrisolto da oltre 150 anni. «Tutto comincia nel 1868, con l’avvio del servizio omnibus lungo il Canal Grande. Da allora commissioni, studi, incarichi speciali. Ma nessuno ha mai preso misure definitive», ha spiegato.

Conz ha anche citato i risultati di uno studio condotto nel 1988 su 25 imbarcazioni lagunari: a 20 km/h, l’onda generata era alta in media 39 cm. Oggi, si superano spesso i 100. «La mancata applicazione delle raccomandazioni tecniche ci ha portato al disastro attuale», ha denunciato. «E i costi per riparare le rive ricadono sempre sui veneziani».

Il moto ondoso non è però l’unico nemico. Anche la qualità dell’aria rappresenta una minaccia concreta, soprattutto per chi fa sport. «Durante un’attività fisica intensa si arriva a respirare fino a 150 litri d’aria al minuto – ha osservato Conz –. È evidente quanto possa incidere l’inquinamento sulla salute».

Da qui, le proposte: controllo da remoto della velocità, aggiornamento delle misurazioni sulle onde, limiti precisi in base ai canali, un sistema premiale per chi riduce l’impatto ambientale.

«Chiediamo norme certe, controlli reali e la volontà politica di cambiare. Chi provoca meno onde dovrebbe poter navigare più velocemente. Serve equità, ma soprattutto serve coraggio», ha concluso Conz.

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