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IL COMMENTO

“Non chiamiamola solo rissa”

Così il Coordinamento nazionale docenti dei diritti umani su quanto accaduto a Sottomarina

“Non chiamiamola solo rissa”

SOTTOMARINA – Pestaggio tra giovani a Sottomarina, interviene il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani: “L’episodio non sia derubricato a una semplice rissa tra giovani”. Parole che arrivano direttamente dal presidente Romano Pesavento: “Quanto successo – commenta – è l’emergere, in piena luce, di un malessere più ampio e strutturale che attraversa la nostra società. Un gruppo di ragazzi, in un contesto di festa e svago, viene improvvisamente aggredito da coetanei con modalità che non appartengono al conflitto spontaneo, ma che rivelano logiche di branco, di escalation brutale, di annullamento dell’altroÈ questo il dato che più inquieta: la sproporzione del gesto, la sua gratuità, e il modo in cui la violenza si struttura come rito, come linguaggio, come forma di espressione e affermazione identitaria”.

Pesavento critica anche l’atteggiamento di chi è stato spettatore:Un comportamento ancor più desolantespiega – c’era chi avrebbe potuto intervenire, aiutare, anche solo accogliere la richiesta d’aiuto, e ha invece scelto di voltarsi dall’altra parte. In quell’attimo si cristallizza una delle crisi più gravi del nostro tempo: la perdita di responsabilità diffusa, l’incapacità di leggere il bisogno dell’altro come un’urgenza collettiva, la paura o l’indifferenza che neutralizzano la solidarietà. È in quella porta chiusa in faccia che si misura la fragilità del nostro patto sociale”.

Per il coordinamento la scuola deve assumere un ruolo fondamentale dal punto di vista dell’educazione: Non può sottrarsi al proprio compito fondativoconclude - I fatti, nella loro drammaticità, ci offrono un’occasione per ripensare il nostro modello educativo e sociale. Non si tratta solo di chiedere giustizia ma di interrogarci su come siamo arrivati a questo punto. Un’aggressione collettiva non nasce nel vuoto: è figlia di omissioni, silenzi, disattenzioni diffuse”.

Il Coordinamento ribadisce che solo una comunità che si riconosce educante, sa farsi carico della fragilità giovanile senza giudicarla e accompagna senza abdicare al proprio ruolo, potrà prevenire ciò che oggi appare inaccettabile. “La violenza si combatte con la presenza, il dialogo e la responsabilità condivisa. Con l’impegno costante a costruire un’idea di società che non lasci nessuno solo di fronte al male.”

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