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Baldin (M5S): «Dove c’è lavoro sommerso, crescono i morti"

La consigliera interviene dopo la tragedia a Santa Maria di Sala: "la Regione si costituisca parte civile"

Baldin (M5S): «Dove c’è lavoro sommerso, crescono i mort

Erika Baldin

VENEZIA -  La tragedia di Santa Maria di Sala, dove due operai egiziani – Sayed Abdelwahab Hamad Mahmoud e Ziad Saad Abdou Mustafa – hanno perso la vita asfissiati mentre stavano ripulendo una fossa biologica, torna a far discutere sulle condizioni del lavoro in Veneto. A intervenire con forza è la capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Erika Baldin, che punta il dito contro il lavoro sommerso e chiede alla Regione di agire con decisione.

«I due ragazzi – afferma Baldin – sono stati trovati senza maschere antigas. Bisogna chiarire al più presto se lavorassero in regola e chi abbia dato loro quell’incarico. Non possiamo permettere che si rimpallino le responsabilità. Occorre anche verificare se avessero ricevuto un’adeguata formazione in materia di sicurezza o se siano stati mandati allo sbaraglio».

La consigliera pentastellata richiama anche altri tragici episodi: «Penso ad Anna Chiti, la giovane studentessa morta annegata lo scorso maggio al primo giorno di lavoro in laguna, anche lei senza contratto. Quando si lavora senza regole, senza protezioni e con superficialità, il rischio è altissimo».

I numeri parlano chiaro: secondo i dati riportati da Baldin, nei primi sei mesi del 2025 le morti sul lavoro in Veneto sono più che raddoppiate, passando da 16 a 36 rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che pone la regione al secondo posto a livello nazionale, dietro solo alla Lombardia.

Per questo la consigliera rilancia due richieste precise: «Chiedo che la Regione si costituisca parte civile nel processo per la tragedia di Santa Maria di Sala. È un atto dovuto. Ma soprattutto – aggiunge – chiedo al presidente Zaia, prima della fine del suo mandato, di potenziare seriamente gli Spisal, i Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro delle Ulss, che oggi sono spesso sottodimensionati e costretti ad agire solo dopo che l’incidente è già avvenuto».

«Un vero regalo al Veneto – conclude – sarebbe quello di investire in prevenzione, risorse e personale, affinché tragedie come queste non si ripetano più».

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