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Veneto
11.08.2025 - 13:17
VENEZIA - "Quando per due gamberi fritti spendi 25 euro, qualche domanda te la fai". La battuta amara di Mirko Casadei e il tweet al vetriolo di Alessandro Gassmann, che invita i gestori a “rivedere i prezzi”, fotografano l’estate del caro ombrellone: meno prenotazioni, più spiagge libere affollate e la sensazione diffusa che una giornata al mare sia diventata, per molti, un privilegio.
Secondo Assobalneari, gli stabilimenti hanno perso tra il 20 e il 30% dei villeggianti rispetto al 2024, esclusa la domenica. - Codacons e Altroconsumo segnalano rincari diffusi: +5% per ombrelloni e lettini; +10% per pedalò e canoe. Aumenti che si sommano ai rialzi degli anni precedenti, prima imputati alla pandemia, poi all’esplosione delle bollette. - Risultato: domanda più elastica, consumatori meno disposti a pagare tariffe ritenute “esagerate” e un evidente travaso verso le spiagge libere, il pranzo al sacco e soluzioni low cost.
- Veneto (Jesolo, Caorle): per evitare la desertificazione dei lidi compaiono promozioni aggressive come “prendi tre e paghi due” sugli ombrelloni. Segnale chiaro: il prezzo torna leva principale per riempire le file di lettini. - Lago di Como: “Como Lake” resta affollato nonostante i rincari. Al Lido di Cernobbio una giornata costa 20-35 euro a persona, con una domanda sostenuta dal turismo internazionale che rende meno sensibile il calo domestico. - Liguria: tra i lidi griffati (Dior, Dolce & Gabbana) sopravvive l’ultima oasi low cost di Paraggi, una minuscola spiaggia libera. Ma chi arriva in auto può pagare fino a 70 euro di parcheggio: esternalità che pesano sul conto finale.
A Rimini il dibattito non è solo economico. I bagnini di salvataggio hanno annunciato uno sciopero contro una nuova ordinanza che prevede un solo lifeguard ogni 300 metri. Dopo l’intervento della prefettura, la protesta si è trasformata in un flash mob in mare. Il messaggio è duplice: pressione sui costi per i gestori, ma sicurezza come bene non negoziabile per i bagnanti.
Puglia: la “frisa deluxe” nei lidi del Salento può arrivare a 17 euro. Al Togo Bay di Gallipoli due lettini e un ombrellone costano 100 euro. Anche la movida pesa: una settimana nei locali può toccare 150 euro. Il pacchetto “mare+notte” diventa un moltiplicatore del budget. - Napoli: la Mappatella Beach si conferma rifugio per chi non può permettersi 100 euro al giorno tra sdraio, ingresso e cibo. “La sabbia è di tutti, non si paga”: dietro lo slogan, la normalizzazione della spiaggia libera come scelta strutturale, non solo di emergenza.
Sicilia: in media 6 euro sotto il livello nazionale, ma ombrelloni e lettini salgono del 6%. Picchi locali: Ustica fino a 44 euro al giorno; Taormina fino a 150 euro nei lidi più esclusivi. L’abbonamento giornaliero cresce dell’11%. La forbice dei prezzi si allarga, la destinazione resta attrattiva, ma la selezione per reddito è più marcata. - Sardegna: al Poetto di Cagliari una giornata in famiglia supera facilmente i 100 euro. Adiconsum denuncia l’effetto “somma algebrica” di parcheggi, docce, lettini e snack: il conto finale trasforma il mare in consumo premium.
Dal Veneto arrivano sconti “a scaffale” per stimolare la domanda; altrove si punta su servizi e brand di lusso per giustificare ticket più alti. L’equilibrio è fragile: il calo del 20-30% delle presenze (salva-domenica) indica una sensibilità al prezzo che non può essere ignorata. Dove la spesa accessoria (parcheggi, food & beverage, noleggi) lievita, la percezione di “stangata” è immediata e la fuga verso alternative free è quasi automatica.
L’estate 2025 segna un cambio d’epoca: si torna al pranzo al sacco, alle file per un posto sul bagnasciuga, alla condivisione di spazi pubblici che negli anni del boom dei lidi sembravano in declino. È un fenomeno economico e culturale insieme: quando prezzi e extra costi spingono oltre la soglia di accettabilità, la domanda si riorienta verso l’opzione più accessibile, anche a costo di minore comodità.
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