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Veneto
11.08.2025 - 13:28
VENEZIa - Costume, crema solare e… buon senso. È davvero questo il nuovo kit da spiaggia dell’estate europea? Con Ferragosto alle porte e un esodo che promette di riempire spiagge e centri storici, molte destinazioni hanno deciso di alzare la voce. Dopo anni di eccessi e maleducazione diffusa, il messaggio è chiaro: la vacanza finisce dove inizia il rispetto per chi vive quei luoghi tutto l’anno. Come ha sintetizzato l’attivista Birgitta Spee-König: «Le destinazioni sono case, non parchi giochi».
Il giro di vite non nasce dal nulla. Tra rumori molesti, rifiuti abbandonati, ubriachezza in pubblico e abbigliamento inadeguato, molte comunità locali si sono ritrovate ostaggio di un turismo di massa sempre meno attento alla convivenza. Le proteste, cresciute in silenzio, sono diventate ordinanze, cartelli e sanzioni. Piacciono? Non necessariamente. Servono? Sempre più amministrazioni rispondono di sì, nella speranza di ricostruire un equilibrio tra accoglienza e qualità della vita.
Quali comportamenti finiscono nel mirino? L’elenco è lungo e sorprendente, con cifre che fanno riflettere:
Spagna, Baleari: a Maiorca e Ibiza consumare alcolici in luoghi pubblici può costare fino a 3mila euro. - Portogallo: passeggiare in città in costume da bagno comporta multe fino a 1.500 euro.
Italia: ordinanze simili in Toscana, Veneto e Campania prevedono sanzioni fino a 500 euro. A Venezia fare il bagno nei canali può costare 350 euro. Nelle Cinque Terre: affrontare i sentieri con calzature inadatte espone a multe fino a 2.500 euro.
In Grecia raccogliere conchiglie può valere fino a 1.000 euro.
In Italia, Spagna, Francia: guidare con le infradito può arrivare a costare 300 euro.
In Turchia slacciare la cintura o alzarsi durante il rullaggio dell’aereo può comportare 62 euro di multa, come stabilito dal Direttorato dell’aviazione civile (DGCA). Sono norme disparate, cucite su specificità locali: proteggere ambienti fragili, tutelare il decoro urbano, scoraggiare comportamenti pericolosi o semplicemente irrispettosi. Un mosaico regolatorio, certo, ma con un filo conduttore: riportare confini chiari tra il “divertimento” del turista e i diritti dei residenti.
C’è chi sceglie la via della pedagogia, prima ancora che della sanzione. A Málaga è partita “Migliora il tuo soggiorno”, campagna in dieci punti che invade autobus, cartelloni e social. Le linee guida insistono su abbigliamento appropriato, rispetto dell’ambiente, limiti al rumore e uso responsabile dei monopattini. Per chi ignora le regole, si rischiano fino a 750 euro. Il messaggio è semplice: sapere cosa fare (e cosa no) riduce gli abusi e la conflittualità. Nel frattempo, anche i cieli non sono terra di nessuno. Alcune compagnie aeree, come Ryanair, hanno introdotto sanzioni interne fino a 500 euro per passeggeri molesti. Un segnale: la tolleranza zero attraversa l’intera filiera del viaggio, dall’imbarco alla spiaggia.
Chi lavora nel settore difende la stretta spiegando che le regole mirano a incoraggiare un viaggio responsabile ed empatico. L’obiettivo non è respingere i visitatori, ma filtrare i comportamenti che compromettono la convivenza. È una linea sottile: conservare l’economia del turismo senza sacrificare la dignità dei luoghi. Resta, però, un problema di comunicazione. Quanti sanno davvero cosa è consentito e cosa no?
Qui si gioca la sfida decisiva. L’attivista Spee-König lo dice senza giri di parole: senza una governance locale forte, aspettative condivise e orientamento ai turisti, difficilmente cambierà qualcosa. Le sanzioni sono il “bastone”; servono anche “carote” come informazione capillare, servizi adeguati e regole chiare in più lingue. Perché il turismo è relazione: educazione reciproca, presidi intelligenti, un patto di convivenza percepito come giusto, non come una trappola per fare cassa.
Dunque sì, conviene viaggiare con una scorta di buon senso. Tradotto in pratica: verificare le ordinanze locali prima di partire, soprattutto in mete molto battute; ricordare che il decoro richiesto in città non è quello della spiaggia; rispettare spazi fragili come canali, parchi o sentieri; considerare che rumore, rifiuti e abuso di alcol non sono “folklore”, ma fonti di conflitto reale per chi ci vive. La posta in gioco non è solo evitare una multa, per quanto salata. È tenere in vita l’idea di vacanza come incontro, non invasione. E questo, alla fine, conviene a tutti: residenti, operatori e viaggiatori che cercano luoghi belli dove essere i benvenuti anche domani.
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