Cerca

IL CASO

Crisi Cam, lavoratori nel limbo

Dipendenti senza stipendi da mesi. Produzione ferma ma chiesti i giorni di preavviso a chi si licenzia

Crisi Cam, lavoratori nel limbo

CHIOGGIA - Crisi Cam e Cam Evolution: 41 famiglie senza stipendio, i lavoratori chiedono chiarezza: “Se non si può andare più avanti ci licenzino per accedere alla Naspi, ma non possiamo restare in questo limbo. Ci parlano di mesi di attesa, ma abbiamo mutui, rate, figli da mandare a scuola, non possiamo rimanere in questo limbo”. In Comune si è tenuto un tavolo tecnico indetto dal sindaco Mauro Armelao che era stato proprio contattato dai lavoratori preoccupati della situazione. 23 lavori di Cam non percepiscono lo stipendio da due mesi, i 18 di Cam Evolution da ben 3.

Erano molti di più, ma alcuni si sono licenziati per aver trovato un altro lavoro. Ulteriore beffa: la produzione è ferma ma hanno comunque dovuto dare dai 15 ai 30 giorni di preavviso rimettendoci oltre 6mila euro. Il prezzo pagato per liberarsi e poter iniziare una nuova vita. Al tavolo erano presenti i responsabili dell'azienda, i rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl e Uil esponenti dell'Autorità portuale che hanno competenza sull'area in cui si trova Cam e alcuni lavoratori. Un’occasione per fare una panoramica generale della situazione in vista del secondo tavolo tecnico regionale che verrà convocato, probabilmente, nella seconda decade di settembre.

“Abbiamo voluto fare chiarezza sulla situazione - spiega il sindaco Mauro Armelao - perchè sembrava che questa crisi fosse tutta colpa dei progetti che Autorità portuale ha su quell'area in un futuro prossimo. Mi riferisco al progetto Water Front. Un piano di riqualificazione urbana che, però, in questo momento, è poco meno di un masterplan e non può di certo andare a causare danni ad una ditta storica come la Cam”.

Per i sindacati il water front è stato utilizzato come scusa dai titolari dell'azienda per giustificare la situazione attuale. “Abbiamo già fatto un passaggio con la società ad un tavolo di crisi regionale - spiega Alessandra Frontini di Cgil Flai Venezia - e le informazioni che ci sono state date in quel contesto erano poco credibili e, ad oggi, ne abbiamo avuto ampia dimostrazione. Ci era stata paventata la presenza di un ipotetico socio che avrebbe potuto risollevare le sorti dell'azienda e chi si è defilato da questa trattativa per il fantasma del progetto Water Front. L'autorità Portuale ci ha confermato che questa non è una reale minaccia e quindi pensiamo che i problemi siano di natura finanziaria economica. Scelte che non sono state fatte probabilmente per tempo, quando c'era la possibilità di intervenire. I lavoratori chiedono risposte concrete, sono da diverso tempo senza stipendio e le bollette e i mutui arrivano per tutti”.

Sulla questione è intervenuto anche il segretario regionale di Uil Pesca Carlo Muccio: “Tralasciamo per un attimo che cosa sia stata Cam per il territorio e tutta la sua storia e parliamo solo di quello che sta succedendo adesso. Non si può arrivare a giugno e chiudere la produzione e la vendita e dire ai dipendenti ‘Da domani state a casa’. Perchè questo è quello che è successo e quello su cui dobbiamo ragionare. Quindi salviamo tutto quello che è la storia di questa società, ma attualmente la proprietà non si è comportata bene. Ci sono dipendenti che là lavorano da 38 anni. Non si può essere imprenditori e poi fare ricadere i rischi del mestiere sui lavoratori. Anche un solo mese senza busta paga è un disastro per qualsiasi famiglia. Si può quindi facilmente capire cosa stanno passando questi lavoratori. Alla società diciamo: licenziateli e pagate la Naspi o metteteli in cassa integrazione, ma non si può da un giorno per l'altro stoppare tutto e mettere i lavoratori in ferie forzate”.

Un caso spinoso e doloroso per la comunità, destinato a tenere banco anche nelle prossime settimane.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400