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30.08.2025 - 11:43
VENEZIA - Venezia riaccende i riflettori sul tema sicurezza. Davanti ai borseggi in crescita e a video virali che macchiano l’immagine della città, il sindaco Luigi Brugnaro rilancia una ricetta netta: dare ai primi cittadini il potere di trattenere i recidivi in celle di sicurezza comunali, “a spese nostre”, per una o più notti. Una proposta che si affianca all’idea avanzata dal presidente del Veneto Luca Zaia di introdurre il braccialetto elettronico per i borseggiatori recidivi, e che riapre il confronto sulle regole introdotte con la riforma Cartabia, nel mirino del primo cittadino.
Brugnaro accoglie la mossa di Zaia come “importante”, ma indica un bersaglio preciso: “Al di là delle misure, il problema resta la legge Cartabia”. Nel racconto del sindaco, oggi le forze dell’ordine devono convincere le vittime a sporgere denuncia e a dichiarare che presenzieranno al processo. Per i turisti derubati, spesso di passaggio, è un ostacolo che finisce per depotenziare l’azione penale. L’esito? Denunce a piede libero, Daspo e fogli di via “di cui i delinquenti se ne fregano”.
Il sindaco descrive gruppi ben organizzati, “bande che agiscono a livello internazionale”, con delinquenti che risultano residenti in campi rom o ad indirizzi fittizi: quando arriva il momento delle notifiche, “nemmeno li trovano”. E allarga il raggio d’azione alle microcondotte: vandalismi, accattonaggio molesto, “depenalizzati” nella percezione di Brugnaro, che denuncia una zona grigia tra reato e sanzione effettiva.
Senza poteri straordinari, Palazzo Balbi rivendica l’investimento sulla macchina comunale. Al 1° gennaio di quest’anno, la Polizia locale contava 484 agenti e 82 amministrativi; l’età media è scesa “da oltre 50 a poco più di 30 anni”. Nel 2024 sono state svolte 34.657 ore di formazione e sono operative oltre 800 telecamere di videosorveglianza comunali. Sempre nel 2024, gli operatori hanno emesso 1.297 Daspo. “Noi i delinquenti li prendiamo: il problema è che poi siamo costretti a lasciarli a piede libero”, sintetizza Brugnaro, ricordando anche la dotazione dei taser.
Il cuore della proposta è una misura detentiva di breve durata, nelle celle di sicurezza comunali, non in carcere: “Rubi? Stai dentro qualche notte assieme a noi, ti offriamo pure la cena, e magari la prossima volta ci pensi due volte”. Per il sindaco sarebbe quella “via di mezzo” che oggi manca tra impunità e sanzioni sproporzionate. Un potere che oggi è prerogativa della Procura, non dei sindaci, e che Brugnaro chiede di valutare da anni.
Sul piano istituzionale, il giudizio è severo: “Nessun segnale” dal governo, anzi “peggio che se non ne fosse arrivato nessuno”, con l’introduzione – nella lettura del sindaco – di nuovi vincoli processuali che complicano il penale. Brugnaro parla di una rete di sindaci che chiede da tempo modifiche legislative, ma “facciamo un po’ come i cani che abbaiano alla luna”. Invita maggioranza e opposizioni a uscire dalle bandiere e presentare “mozioni collettive e operative”, accusando gli avversari di “chiacchiere” senza soluzioni.
Gli operatori turistici e commerciali segnalano la tempesta perfetta: centinaia di video sui social, reputazione in calo, timore che qualche visitatore scelga altre mete. Brugnaro vede un rischio economico futuro e un danno d’immagine già presente: “L’intera Italia sta facendo una pessima figura a livello mondiale”, arriva a dire, usando toni durissimi verso chi delinque e sulla gestione del fenomeno. La parola d’ordine è intervenire “subito”, prima che il danno si consolidi.
Il sindaco esprime “massima solidarietà” a chi segnala e contrasta i ladri – dalla cosiddetta “Lady Pickpocket” al gruppo dei “Veneziani non distratti”. Ma avverte: senza un aggiustamento delle regole, “combattono con le mani legate” e cresce il pericolo di “giustizia fai-da-te”, spedizioni punitive, “anarchia”. Un termometro sociale che, nelle parole del primo cittadino, segna già la febbre.
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